Live audio rooms: ecco la risposta di Facebook a Clubhouse

Live audio rooms è solo una delle feature vocali lanciate da Facebook per cavalcare il successo riscosso da Clubhouse. Ma siamo certi che sia una mossa leale?

Live Audio Rooms, la risposta di Facebook a Clubhouse
Live Audio Rooms, la risposta di Facebook a Clubhouse (Photo by Dmitry Mashkin on Unsplash)

Anche Facebook si iscrive al Club…house. Il gigante di Menlo Park ha infatti annunciato il lancio scaglionato di una serie di feature per costruire un’importante sezione audio all’interno della piattaforma social: Live Audio Rooms, Soundbites, un sound studio per fare editing dei contenuti, podcast in-app e Project Boombox.

La mossa – che peraltro segue quella di altri social media – è palesemente ispirata a Clubhouse, la app audio-only e invite-only che sta spopolando tra gli utenti iOS da circa un anno, tra l’altro ancora in versione beta. Come vi avevamo anticipato, Facebook proporrà la propria versione dell’interazione audio tra utenti, sfruttando parzialmente delle funzionalità già integrate come quelle dedicate ai video.

A parlare della novità è stato direttamente sua maestà Mark Zuckenberg. Durante una chiacchierata su Discord con l’esperto di Internet e media Casey Newton, il ceo e founder di Facebook ha spiegato che sono in corso investimenti massicci nel settore audio. “Siamo convinti che il vocale è un medium di primaria importanza. C’è una valanga di prodotti da mettere in piedi e sfruttare”. Vediamo più nel dettaglio cosa bolle in pentola.

Live Audio Room e i suoi fratelli: ecco cosa ha in serbo Facebook

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Facebook (Pixabay)

Per la precisione, fra le cinque funzionalità in fase di lancio, Live Audio Room è quella che più da vicino rappresenta il clone di Clubhouse. Sarà basata sulle decine di milioni di gruppi e comunità presenti attualmente sul network, che di fatto fungeranno da stanze dove gli utenti potranno avviare conversazioni live. In altre parole, funzionerà più o meno come le video rooms esistenti su FB. Gli autori potranno monetizzare i contenuti sia attraverso iscrizioni una tantum, sia attraverso sottoscrizione.

Soundbites è il prodotto dedicato ad audio di dimensioni mini. Definiti da Zuck “snackable”, saranno caratterizzati da immediatezza e brevità: vengono in mente barzellette o vocali “simil-meme”, se così si può dire. I soundbite faranno parte di un feed compilato da un algoritmo basato sulla nostra navigazione, che promette dunque di rispecchiare i nostri interessi.

E proprio qui entra in gioco il software di editing online, grazie al quale gli utenti perfezioneranno il proprio audio istantaneo. Soundbite dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi e prevede l’istituzione di un Audio Creator Fund per ricompensare i creatori. Inoltre, gli iscritti avranno accesso a una sezione di podcast interni a Facebook. L’ultimo tassello inserito da Zuckenberg nel mosaico di prodotti audio è Project Boombox. Di fatto è una collaborazione con Spotify che renderà possibile ascoltare canzoni e playlist senza lasciare Facebook.

Concorrenza leale? I dubbi dei critici

Facebook addio Zuckerberg
Libero mercato: ancora ombre sull’operato di Zuckenberg (AdobeStock)

L’entusiastica risposta di pubblico suscitata da Clubhouse ha insomma indotto parecchi sviluppatori di alto livello a scendere in campo. Più di 10 milioni di download in un anno per la versione beta di una app solo a inviti e disponibile unicamente per utenti iOS, non sono certo noccioline. E infatti Twitter ha replicato con Spaces e Reddit ha da poco annunciato Reddit Talk. Instagram, controllata Facebook, ha attivato le sue Live Rooms.

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Più in generale, nella cerchia social è ormai prassi condividere – per non dire copiare – un’idea di successo da un’altra azienda. Si pensi alle storie di Snapchat, che ora sono finite sotto altra veste su Facebook, Instagram e WhatsApp. O a Instagram Reels e YouTube Shorts, che ricordano da vicinissimo i mini video di TikTok.

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I critici hanno già da tempo fatto notare che quando è un colosso a copiare l’idea imprenditoriale di una start-up di dimensioni minori, il principio di concorrenza leale va a farsi benedire. Il pesce grosso conta su risorse umane, tecniche ed economiche imparagonabili e può fare un sol boccone del pesce piccolo. Una posizione difficile da confutare. Dubbi e sospetti continueranno a inquinare l’atmosfera del libero mercato almeno fin quando i legislatori dei vari paesi non regoleranno dettagliatamente una materia a dir poco controversa.

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