ToothPic, l’autenticazione a due fattori 2.0 tutta italiana

La startup italiana ToothPic ingegna un rivoluzionario sistema di autenticazione a due fattori basato sulle invisibili imperfezioni delle fotocamere dei nostri smartphone.

ToothPic autenticazione a due fattori
ToothPic eleva l’autenticazione a due fattori secondo standard rivoluzionari (PixaBay)

Gli attacchi cyber-criminali sono purtroppo all’ordine del giorno e con essi la necessità di adottare dei congegni atti a potenziare la sicurezza dei dati personali. Tra i meccanismi maggiormente in voga figura soprattutto l’autenticazione a due fattori, sistema per inciso incorporato all’interno delle applicazioni bancarie e nella maggior parte dei servizi di messaggistica istantanea. Potremmo definirlo come una sorta di livello di protezione aggiuntivo, giacché si affianca alla più comune password personale, innalzando perciò un ulteriore muro contro operazioni informatiche disdicevoli: i programmi che lo adottano invieranno infatti all’utente un secondo codice d’accesso del tutto casuale, destinato poi ad essere inserito all’interno dell’app al fine di sbloccare l’operazione desiderata.

I pregi offerti dall’autenticazione a due fattori sono insomma evidenti, anche se non si tratta di un meccanismo che brilla per intuitività: pensiamo al fastidio di dover immettere manualmente il codice ricevuto tramite SMS o mediante un supporto esterno (il c.d. “token”), passando da un’applicazione all’altra e utilizzando dispositivi diversi. Su questa base s’innesta perciò il sistema messo a punto da ToothPic, startup italiana che ha brevettato un metodo rivoluzionario per le sue potenzialità pratiche: è sufficiente sfruttare la fotocamera dello smartphone per dar vita ad un procedimento di autenticazione pressoché inattaccabile da qualsiasi esperto hacker.

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La rivoluzionaria idea di ToothPic

ToothPic
Le fotocamera degli smartphone sono la chiave di volta del progetto della startup italiana (PixaBay)

L’idea di fondo è in effetti geniale: ogni sensore fotografico ha dei micro-difetti e delle invisibili imperfezioni generati durante il corso del processo produttivo, il che rende quel determinato pezzo hardware unico nel suo genere. Una sorta di marchio di fabbrica, impossibile da replicare – in quanto casuale e perciò non voluto – ma soprattutto ineguagliabile, giacché non rintracciabile in nessun altro prodotto, neppure dello stesso marchio. Ebbene, ToothPic ha pensato di sfruttare tali segni impercettibili per dar vita ad una vera e propria impronta digitale elettronica, che permetterà a questo punto di identificare in maniera univoca quel determinato dispositivo.

Il progetto della startup italiana, fondata da Enrico Magli, Diego Valsesia, Giulio Coluccia e Tiziano Bianchi, ricercatori e professori del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino, è stato peraltro avvalorato dalla prestigiosa certificazione FIDO (Fast IDentity Online). Un risultato indubbiamente di successo, che suggella la conformità del rivoluzionario meccanismo ai più elevati standard di sicurezza internazionali.

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L’obiettivo dei fondatori è adesso quello di estendere il raggio d’azione degli algoritmi di ToothPic, incorporando tale sistema nelle più gettonate applicazioni quotidiane. Non occorreranno dunque ulteriori codici per confermare l’accesso ad una determinata app, in quanto sarà lo smartphone a far da lasciapassare, ergendosi perciò a portabandiera assoluto della sicurezza.

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