Profili falsi, una brutta bestia: in manette per pornografia minorile

La sottile linea fra la privacy e la sicurezza. I profili falsi, e la fin troppo facile possibilità di creare un account sui social, sono una brutta bestia. Ecco l’ennesima conferma di cosa può accadere quando c’è troppa libertà sui social.

L'eccessiva facilità nel creare un account sui social, produce episodi inauditi (Adobe Stock)
L’eccessiva facilità nel creare un account sui social, produce episodi inauditi (Adobe Stock)

Un uomo di 48 anni è stato arrestato dagli operatori dei compartimenti Polizia Postale e delle Comunicazioni con un’accusa gravissima: reati di violenza sessuale e di “pornografia minorile per aver indotto una minore a compiere atti sessuali, traendola in inganno sulla sua identità e età anagrafica”.

Il titolare di un’azienda nel novarese, sposato con figfli, creava profili falsi, fingendosi un’altra persona. E adescava minorenni. Già un solo un caso sporadico. Tutto nasce da una denuncia sporta dalla madre di una ragazza minore presso la Sezione di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Foggia, aveva rinvenuto all’interno di un cloud collegato a un account familiare, condiviso anche dalla minore, nella quale la giovane si mostrava nuda e in atti di autoerotismo, senza essere in grado di precisare se tali immagini fossero state inviate ad altri soggetti.

Foto falsa, account falso, e il più classico dei modus operandi

Cosa si può fare con un profilo falso (Adobe Stock)
Cosa si può fare con un profilo falso (Adobe Stock)

“Gli immediati accertamenti avviati – si legge in una nota del Commissariato di Polizia – consentivano di appurare che la minore aveva prodotto dei video e delle foto intime che aveva poi inviato, su richiesta, ad un fidanzato virtuale, dichiaratamente romano e quindicenne, conosciuto su un noto social network molto diffuso tra i giovanissimi. Il fidanzato aveva raccontato di essere di Milano, ma di vivere a Roma in quanto giocatore di calcio delle giovanili della Lazio. Inoltre diceva alla minore che non poteva mostrarsi in volto per regole della società calcistica in cui giocava che glielo avrebbero impedito”.

La minore ha raccontato di aver parlato telefonicamente con la presunta mamma del minore e con un uomo che diceva di essere l’allenatore del fidanzato, in realtà una scusa per ottenere il consenso a continuare il rapporto, in chat.

Le indagini, invece, hanno accertato che quel presunto allenatore era il realtà il titolare dell’azienda nel novarese, che aveva creato e registrato un profilo social spacciandosi per un sedicenne giocatore di calcio, ottenendo così l’adesione di circa 1500 tra “follower” e “following”, la maggior parte dei quali risultavano essere ragazze minori degli anni 18.

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Utilizzando lo stesso modus operandi, in più occasioni, l’uomo aveva adescato più minori in una fascia di età compresa tra i 12 e i 16 anni “con le quali manteneva un rapporto virtuale e dalle quali si faceva inviare dei video e foto di natura pedopornografica”.

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Anche l’esito degli accertamenti conseguenti a perquisizione informatica e alla analisi tecnica dei dispositivi sottoposti a sequestro, hanno confermato tutte le accuse, visto che sul dispositivo dell’indagato c’erano screenshot di video di indubbia natura pedopornografica autoprodotti dalle minori e sessioni di chat di tenore erotico. L’arrestato è stato associato al carcere a disposizione dell’AG che procede.

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