WhatsApp critica Apple per alcune scelte contradditorie sulla privacy

Il CEO di WhatsApp accende la competizione tra WhatsApp e iMessage, mostrando perplessità in alcune scelte di Apple.

WhatsApp iMessage
WhatsApp (AdobeStock)

Le recenti modifiche all’App Store non sembrano aver trovato i favori di WhatsApp. Come ormai noto, il negozio ufficiale di applicazioni per dispositivi iOS è stato oggetto negli ultimi mesi di alcune importanti aggiunte sotto il segno della privacy. Decisiva, in questo senso, l’implementazione di una vera e propria “etichetta“, ossia di una sorta di indicatore sul numero di dati relativi alla privacy accessibili da parte di ciascuna app. Tale novità dovrebbe accrescere – secondo l’immaginario di Apple – il livello di trasparenza verso gli utenti, eppure non tutti sembrano pensarla allo stesso modo.

In una recente intervista rilasciata a Big Technology Podcast e riportata in alcuni passaggi chiave dalla redazione di 9To5Google, l’amministratore delegato di WhatsApp, Will Cathcart, ha evidenziato una sostanziale disparità di trattamento tra le app proprietarie di Apple – quelle, per intenderci, già installate di default sul dispositivo con a bordo iOS – e quelle di “terze parti”, cioè scaricabili manualmente da ciascun consumatore. Il dirigente ha infatti preso in paragone iMessage, rimarcando come quest’ultima – a differenza di WhatsApp, che invece viene indicata dall’App Store come un programma capace di raccogliere addirittura fino ad oltre 20 diversi tipi di dati – non abbia alcuna etichetta in materia di privacy.

Non sappiamo se si tratti di mera coincidenza o casualità, eppure Apple ha deciso di accontentare le richieste dell’addì del popolare servizio di messaggistica, aggiornando le informazioni sui dati di privacy – come dimostra la seguente pagina accessibile da qualche giorno – di ciascuna applicazione proprietaria.

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WhatsApp critica Apple
Logo Apple (AdobeStock)

Ad ogni buon conto, le considerazioni di Will Cathcart si fanno più incisive se si guarda ad ulteriori fattori, come la mancata completezza di indicazioni in ordine all’esatto numero di dati di cui iMessage ha accesso, con specifico riguardo a quelli di pagamento.

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Infine, il dirigente dice la propria sullo scontro tra Apple e Facebook, affermando che rientri ovviamente nell’interesse di Cupertino diffondere l’utilizzo di iPhone, passaggio consequenziale per una propagazione di iMessage a discapito di applicazioni presenti invece anche su Android, come per l’appunto WhatsApp.

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