Tim dice no a Huawei, il colosso cinese fuori dalla rete 5G

La rete 5G italiana farà a meno di Huawei, il colosso tecnologico cinese lascia il posto ai due principali fornitori europei, Nokia e Ericsson.

rete 5g huawei
(AdobeStock)

La rete 5G facente capo a Tim farà a meno delle infrastrutture Huawei, l’esclusione del colosso cinese infatti – come riportato da Il Sole 24 Ore – apre la strada ai due fornitori che già in precedenza sono stati protagonisti del buon esito della rete 4G dell’operatore italiano, parliamo degli storici Ericsson e Nokia. La decisione ha anche una forte valenza in termini geopolitici, alla luce delle pesanti frizioni degli ultimi mesi tra il produttore cinese e il Governo statunitense.

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Per quanto concerne la realizzazione della rete 5G, il ruolo di Ericsson è tutt’altro che una novità. Secondo il progetto iniziale infatti la multinazionale svedese avrebbe comunque provveduto a mettere in piedi il 60% delle infrastrutture, con il restante 40% affidato invece per l’appunto a Huawei. Nel nuovo scenario, ad affiancare Ericsson sarà dunque Nokia, azienda che proprio grazie ai massici investimenti nell’ambito della tecnologia 5G sta tornando agli antichi fasti.

Tim esclude Huawei dalla rete 5G italiana: infrastrutture affidate a Nokia ed Ericsson

connettività 5G Italia
L’Italia non riesce a tener il passo degli altri territori (AdobeStock)

Continua dunque il periodo nero di Huawei che, dopo aver perso terreno sul mercato degli smartphone, si vede sbattere porte in faccia da un numero sempre maggiori di Paesi. A monte di ciò la delicata situazione geopolitica globale, che vede sempre più travagliato il rapporto tra i governi occidentali e Pechino. A maggior ragione quando si parla di un settore strategico come quello delle telecomunicazioni.

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Se in un primo momento l’insediamento del governo Biden ha fatto pensare ad un possibile riavvicinamento tra le due superpotenze, nel giro di poco si è capito che il filo conduttore dei rapporti con il Dragone segue il solco precedentemente tracciato dall’amministrazione Trump. E, a cascata, dalla maggior parte dei Paesi facenti parte della NATO.

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