Airbnb di nuovo in campo: ecco cosa sta facendo di concreto per il popolo afghano

Ognuno nel suo campo si sta adoperando in soccorso del popolo afghano martoriato dal prepotente ritorno al potere dei talebani. I social si sono già mossi: Facebook ha bloccato i profili degli account in Afghanistan (se non se amico, non li potrai vedere), Twitter è in contatto con organizzazioni locali e con l’Internet Archive per rispondere più velocemente alle richieste di rimozione di tweet archiviati. LinkedIn ha nascosto le connessioni dei suoi utenti in Afghanistan, perfino Clubhouse sta apportando alcune modifiche alle impostazioni sulla privacy. Ora tocca (di nuovo) ad Airbnb.

Airbnb gestisce un mercato online di alloggi, principalmente per affitti per le vacanze e attività turistiche (Adobe Stock)
Airbnb gestisce un mercato online di alloggi, principalmente per affitti per le vacanze e attività turistiche (Adobe Stock)

Non è la prima volta che la società californiana (di San Francisco) che gestisce un mercato online di alloggi, principalmente per affitti per le vacanze e attività turistiche, porge la mano ai più bisognosi. Lo fa di nuovo, aprendo le sue porte. “Lo spostamento dei rifugiati afghani negli Stati Uniti e in altre parti è una delle maggiori crisi umanitarie del nostro tempo. Sentiamo la responsabilità di intervenire”. Detto, fatto. Il CEO di Airbnb, Brian Chesky, annuncia che la piattaforma statunitense ospiterà fino a 20.000 rifugiati afghani in alloggi privati, con le spese che saranno sostenute direttamente da Airbnb. “E’ una delle più grandi crisi umanitarie del nostro tempo – continua il quasi quarantenne imprenditore e designer statunitense, cofondatore e amministratore delegato di Airbnb – non c’è tempo da perdere”.

Airbnb, già un alloggio sicuro a 165 rifugiati afghani

Airbnb in soccorso del martoriato popolo afghano (Adobe Stock)
Airbnb gestisce un mercato online di alloggi, principalmente per affitti per le vacanze e attività turistiche (Adobe Stock)

Da capire quanto l’azienda intende spendere per l’iniziativa o per quanto tempo verranno ospitati i rifugiati. Ma Chesky sembra aperto a tutto, in nome del popolo aghano. “Collaboreremo con agenzie e partner di reinsediamento per andare dove va il bisogno e sviluppare l’iniziativa e il suo supporto secondo le necessità”. La società statunitense ha affermato che il costo dei soggiorni sarà finanziato attraverso i contributi di Airbnb e Chesky, nonché dei donatori del Fondo per i rifugiati di Airbnb.org. “Sappiamo che gli host e gli ospiti di Airbnb in tutto il mondo saranno desiderosi di alzarsi in piedi e assistere a questo enorme sforzo – conclude il CEO di Aribnb – e nei prossimi giorni, Airbnb e Airbnb.org hanno in programma di condividere dettagli su come gli host e la comunità più ampia possono sostenere questa iniziativa”.

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Airbnb di nuovo in azione, dunque. Era già accaduto nel 2012, in occasione dell’uragano Sandy, quando più di 1.000 persone avevano bisogno di un alloggio di emergenza dopo che la città di New York era stata colpita. Da allora, sono oltre 75mila le persone aiutate da Airbnb. Che ha (ri)lanciato la sua iniziativa Open Homes nel 2017, per consentire alla comunità ospitante di offrire gratuitamente le proprie case alle persone colpite da disastri o in fuga da conflitti.

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Da allora Airbnb ha offerto soggiorni gratuiti alle persone colpite dal terremoto di Città del Messico, dagli incendi boschivi in ​​California e in Australia. Ha perfino creato un’organizzazione no-profit indipendente, Airbnb.org, per concentrarsi sull’aiutare le persone a condividere alloggi e risorse tra loro in tempi di crisi. Durante l’ultimo fine settimana, sono già stati collocati 165 rifugiati, una volta sbarcati negli Stati Uniti.

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