Lo smartphone provoca disturbi del sonno? Lo studio sugli italiani

Il World Sleep Study 2021 di Philips ha rivelato importanti informazioni relative ai disturbi del sonno provocati dagli smartphone

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Uno studio rivela che lo smartphone provoca disturbi del sonno (Adobe Stock)

Dallo scoppio dell’emergenza pandemica, un italiano su due soffre di disturbi del sonno e si sveglia almeno una volta a notte. È questo quanto rivelato dal World Sleep Study 2021, uno studio pubblicato da Philips in occasione della Giornata Mondiale del Sonno. Il progetto in questione ha analizzato i comportamenti, le percezioni e gli atteggiamenti relativi al sonno in 13 Paesi (Italia compresa).

Tornando al dato più importante, quali sono le cause che hanno fatto sviluppare disturbi del sonno agli italiani? Stress, timori legati al Covid, problemi finanziari e lo smartphone. È proprio da questo ultimo fattore che torna in auge una delle domande che più ci si è posti negli ultimi anni: il telefonino provoca disturbi effettivi? Sì, secondo la ricerca.

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Smartphone e disturbi del sonno: i risultati della ricerca

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Ecco i dati di un’analisi svolta in Italia (Adobe Stock)

Utilizzare lo smartphone prima di andare a dormire è una brutta abitudine. È questo quanto emerso dal World Sleep Study 2021, studio portato avanti da Philips. Nello specifico, l’84% degli italiani presi come campione ha rivelato di utilizzare il telefono a letto e, per il 42% del totale, lo sguardo allo smartphone è addirittura l’ultimo gesto compiuto prima di addormentarsi. Ovviamente tra le azioni che vanno per la maggiore ci sono la navigazione sui social network (70%), ma anche lo scambio di messaggi (41%) e la lettura di news (32%).

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Guardare la TV rimane comunque il rito principale che gli italiani utilizzano per cercare di dormire meglio, mentre sono poco utilizzati gli strumenti per monitorare il sonno o l’analisi dei disturbi con test sulle apnee notturne. C’è però un aspetto molto importante e positivo legato all’utilizzo degli smartphone: nell’ultimo anno, un terzo degli intervistati ha cercato almeno una volta informazioni sui motori di ricerca o sui siti specializzati.

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