Samsung citata a giudizio a causa delle batterie: cosa sta succedendo

Nuovi problemi per Samsung. L’azienda sudcoreana è stata citata a giudizio per l’uso improprio di un brevetto sulle batterie. Ecco cosa potrebbe rischiare

Smartphone e batterie, un rapporto non sempre idilliaco e che continua a rappresentare un importante ago della bilancia. Quando un consumatore deve scegliere quale telefono acquistare, guarda ormai sempre più spesso ai dati legati all’autonomia e alla velocità di ricarica rapida. Un fattore sul quale stanno da tempo puntando i grandi marchi.

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Samsung è stata citata a giudizio per via di un uso improprio di un brevetto sulle batterie (Adobe Stock)

Non senza problemi. Proprio a tal proposito, nei giorni scorsi Samsung è stata citata a giudizio. Il motivo? L’utilizzo improprio dei diritti legati ad un altro brevetto, come segnalato dalla società K. Mirza LLC. Quest’ultima ha avviato una vera e propria causa legale lo scorso 20 maggio. L’accusa è di aver adottato una tecnologia per batterie sviluppata e brevettata dall’istituto di ricerca olandese Nederlanse Organisatie Voor Togepast Natuurwetebshappelijk Onderzoe.

Causa contro Samsung, ecco tutto quello che c’è da sapere

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Ecco tutti i dettagli sulla vicenda (Getty Images)

Una vicenda che sicuramente farà discutere anche nelle settimane a venire. Samsung è stata citata a giudizio dalla società K. Mirza LLC per la violazione di un brevetto legato alle batterie degli smartphone. Nello specifico, il gigante sudcoreano si sarebbe avvalso di un algoritmo che analizza il comportamento degli utenti e calcola quanta carica è disponibile su un determinato device mobile. 

Stando a quanto emerso, comunque, l’uso improprio di questa tecnologia risalirebbe a versioni precedenti del sistema operativo. Nulla da temere, invece, per i più recenti Samsung Galaxy S22. Un altro aspetto interessante è che, in realtà, la vicenda riguarda più nello specifico Android. Seppur nella versione personalizzata dell’azienda sudcoreana. Ora resta dunque da capire se anche altre OEM verranno toccate dalla vicenda. La lente di ingrandimento è soprattutto su Xiaomi e Google, considerando che anch’esse fanno uso di algoritmi sofisticati per il calcolo della batteria residua su smartphone. Le prossime settimane saranno decisive per capire come si evolverà la situazione dal punto di vista legale, e quali eventuali sanzioni potrebbero venire imposte alle aziende colpite.

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