L’ultimo test NASA ha dell’incredibile: una navicella finirà contro un asteroide

Un po’ come succede nei videogiochi, la NASA ha intenzione di scagliare una navicella contro un asteroide. Svelato il motivo dello strano test

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L’ultimo esperimento della NASA prevede l’impatto di una navicella su un meteorite (Adobe Stock)

Avete presente quei videogiochi a tema spaziale nei quali dovete guidare navicelle fuori orbita? Sono tanto divertenti quanto, almeno apparentemente, lontani dalla realtà. La NASA vuole “sfatare questo mito” e sta lavorando ad un test che ha dell’incredibile. Si chiama DART e prevede di scagliare una navicella contro un asteroide.

Diciamo che si tratterebbe di una sorta di scudo spaziale, per scongiurare l’eventuale impatto di un meteorite sulla superficie terrestre. Un vero e proprio crash test galattico, che dovrebbe prendere il via già nei prossimi mesi e durare all’incirca un anno. Il tempo di attesa necessario per far sì che la meteora si trovi a portata della navicella messa a punto dalla NASA.

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Una navicella contro un meteorite, ecco l’ultimo piano della NASA

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Ecco tutti i dettagli dell’esperimento e quanto tempo ci vorrà per avere risultati soddisfacenti (Adobe Stock)

È praticamente tutto pronto, e già nei prossimi mesi prenderà il via. Il nuovo piano DART della NASA prevede che una navicella creata ad hoc si scagli direttamente contro un asteroide. Il nome di quest’ultimo è Dimorphos, è grande quanto uno stadio e orbita attorno ad un secondo asteroide molto più grande, chiamato Didimo. L’obiettivo dei ricercatori è quello di colpire Dimorphos ad una velocità di circa 6,5 chilometri al secondo. Il “proiettile” sarà appunto la navicella, chiamata come il piano e che sarà grande quanto un’automobile. Se tutto dovesse andare come da programma, l’impatto altererà l’orbita del primo asteroide quanto basta per avere i risultati sperati.

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Il tutto avverrà in collaborazione con l’EMA, l’agenzia spaziale europea. Quest’ultima avrà infatti il compito di raccogliere i dati sull’esito della missione, cinque anni dopo lo scontro. Un esperimento che andrà per le lunghe, dunque, per non lasciare nulla al caso. “Lo stiamo facendo per avere la capacità di prevenire eventuali disastri naturali potenzialmente catastrofici” ha spiegato Tom Statler, scienziato del programma DART.

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