Banca chiude sommariamente conti correnti: 920 reclami, è bufera

Chime è un’applicazione bancaria che serve milioni di utenti, ma in realtà non è una banca. E ha accumulato un numero insolitamente elevato di casi di protezione dei consumatori nell’ultimo anno: 920 reclami al Consumer Financial Protection Bureau e migliaia al Better Business Bureau.

Banca chiude conti arbitrariamente (Adobe Stock)
Banca chiude conti arbitrariamente (Adobe Stock)

La maggior parte dei reclami CFPB riguarda la chiusura forzata del conto: conti chiusi contro la volontà di un consumatore senza rimborsare immediatamente il saldo del conto del consumatore nel processo.

Apertura e chiusura di conto tanto semplici, quanto rapidi. Le testimonianze contro la banca

Conto corrente (Adobe Stock)
Conto corrente (Adobe Stock)

Solo 197 dei 920 reclami contro Chime, presso il Consumer Financial Protection Bureau, sono stati etichettati come riguardanti un “conto chiuso“, ma come riporta ProPublica, i reclami CFPB non sono specifici e catalogati in maniera molta confusa, tutt’altro che ordinata; i dettagli di molti degli altri 723 reclami comportano anche chiusure forzate. Al contrario, il colosso del settore Wells Fargo ha solo 317 reclami CFPB etichettati come “conto chiuso” nello stesso periodo di tempo. E Marcus, altra banca online di proprietà di Goldman Sachs con 4 milioni di clienti, ne ha solo sette.

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Sebbene l’apertura di un account Chime sia rapido e tutto sommato alquanto semplice attraverso l’app, il processo di creazione non richiede alcun controllo del credito, tutto viene eseguito in pochi minuti, ma anche le chiusure dell’account avvengono altrettanto rapidamente. ProPublica racconta diverse storie simili di clienti Chime che hanno ricevuto e-mail criptiche che affermavano: “A seguito di una recente revisione del tuo account di spesa, siamo spiacenti di informarti che abbiamo preso la decisione di porre fine al nostro rapporto con te in questo momento“.

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Peggio ancora, queste e-mail hanno dichiarato il rifiuto di Chime di spiegare il motivo per cui gli account sono stati chiusi, limitandosi a un vaghissimo “motivi di sicurezza”. Agli utenti interessati viene fatto riferimento a un passaggio nel loro contratto di conto che recita: “Chime e/o la banca possono sospendere, congelare o chiudere il conto per qualsiasi motivo con o senza preavviso“.

Chime ha due accordi separati, uno per i clienti la cui banca di riferimento è Stride e l’altro per Bancorp, eppure entrambi gli accordi prevedono il medesimo passaggio.
Gli stessi accordi avvertono che Chime non si assume alcuna responsabilità per gli effetti della chiusura dei conti e che i fondi verranno congelati o trattenuti fino al completamento di una “revisione” che richiede al cliente di fornire una abbondante documentazione.

C’è il caso di Jonathan Marrero, poi, che ha portato a un saldo di 10.000 dollari, non disponibile per più di due mesi. Chime alla fine ha ammesso di aver “errato” nella chiusura del conto di Marrero, ma non ha mai fornito dettagli sull’errore oltre ad attribuire “attività sospetta” al conto.

Un altro cliente di Chime, Michelle Robertson, ha avuto un problema simile. Sebbene il cliente da tre anni non avesse molti soldi nel suo conto, aveva appena creato un deposito diretto per il pagamento dello stimolo IRS e le dichiarazioni dei redditi, scomparsi con la chiusura del conto. Robertson ha passato due mesi a fare ping-pong avanti e indietro tra Chime (che le ha detto di contattare l’IRS) e l’IRS (che le ha detto di contattare Chime) prima di ricevere finalmente un assegno cartaceo dall’IRS.

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