Apple Watch usato per compiere un crimine, com’è finita?

Un Apple Watch protagonista di un crimine? È successo a New York, dove alcuni uomini si è munito del device per un uso “alternativo”

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A New York, un Apple Watch è stato usato per mettere a segno un colpo da 500mila euro (Adobe Stock)

L’Apple Watch è uno dei device più polivalenti che ci siano sul mercato. Come spiegato a più riprese, ci sono tantissimi utilizzi “nascosti” oltre a quelli di base che ogni smartwatch dovrebbe avere. Basti pensare alle informazioni utilissime nell’ambito medico che, in certi casi, possono addirittura portare a salvare delle vite.

Questa sua caratteristica può però portare anche a situazioni diverse. A New York infatti, alcuni criminali sono riusciti a sfruttare proprio i vantaggi dello smartwatch per mettere a segno una maxi rapina da 500mila euro di bottino.

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Apple Watch aiuta a compiere un crimine: ecco cos’è successo

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Ecco come si è poi conclusa l’intera vicenda (Unsplash)

Lo scorso gennaio, alcuni criminali rubarono oltre 500mila dollari ad uno spacciatore. In che modo? Seguendo i suoi “affari” e rintracciandolo continuamente grazie… all’Apple Watch. Come raccontato dal NYTimes, infatti, i malavitosi sono riusciti ad attaccare il device sotto il paraurti dell’auto della vittima, riuscendo così a localizzarlo continuamente sulla mappa e a non perderne mai traccia. Pare che, dopo aver rotto il finestrino del veicolo e tentato invano di rubare i soldi, il gruppo ha aspettato la notte per tendere un agguato allo spacciatore ed ottenere le chiavi della camera d’hotel.

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Alla fine così è stato e, una volta entrati nella stanza, i criminali hanno trovato una borsa che conteneva oltre 500mila dollari in contanti. Nei mesi successivi, comunque, la polizia è riuscita ad individuare sia la “vittima” che i colpevoli. Grazie a delle prove fotografiche, il clan è stato incastrato e i 500mila euro sono stati sequestrati.

Una vicenda che ha visto dunque indirettamente protagonista anche un Apple Watch, e non con un ruolo di secondo piano. La geolocalizzazione del dispositivo è stata fondamentale per i criminali, che hanno così potuto mettere a segno il colpo seguendo ogni traccia dello spacciatore fino all’hotel in cui soggiornava col bottino.

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