Altro j’accuse a Google: la navigazione non è privata

Parole forti, accuse pesante. Non le prime, chissà se ultime. Molti stati statunitensi si stanno rivoltando contro Google. Arriva una nuova causa, più o meno per le stesse motivazioni che invadono il campo della privacy. Con una nuovo capo di imputazione.

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Google – Adobe Stock

Il motore di ricerca del colosso di Mountain View, numero uno al mondo nel suo settore, secondo soltanto a TikTok nel 2021 a livello globale, raccoglie dati sugli utenti che pensano di essere anonimi se utilizzano una modalità di “navigazione privata”. Lo ha affermato il procuratore generale del Texas Ken Paxton, intentando una causa modificata sulla privacy contro l’unità Alphabet, la società a cui fa capo Google.

Il Texas non è l’ultimo caso, si accoda a Indiana, Washington e il Distretto di Columbia. Che a inizio 2022 hanno intentato cause separate contro Google presso i tribunali statali per quelle che hanno definito pratiche ingannevoli di localizzazione che invaderebbero la privacy degli utenti. Miliardi di utenti, visti i numeri di Google.

Google raccoglierebbe in modo ingannevole una serie di dati personali

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Google, presunta violazione della privacy – Adobe Stock

Il motore di ricerca Google raccoglie dati sugli utenti che pensano di poter essere anonimi se utilizzano una modalità di “navigazione privata“, ha affermato giovedì il procuratore generale del Texas Ken Paxton , intentando una causa modificata sulla privacy contro l’unità Alphabet Inc.

Il Texas, l’Indiana, lo Stato di Washington e il Distretto di Columbia hanno intentato a gennaio cause separate contro Google presso i tribunali statali per quelle che hanno definito pratiche ingannevoli di localizzazione che invadono la privacy degli utenti.

Il j’accuse di Paxton, dunque, aggiunge la “modalità di navigazione in incognito” di Google alla causa intentata a gennaio. La modalità di navigazione in incognito o “navigazione privata” è una funzione del browser Web che, sempre secondo il procuratore generale del Texas, implica che Google non terrà traccia della cronologia delle ricerche o dell’attività di localizzazione.

La causa di Paxton sostiene che Google offre l’opzione di “navigazione privata” che potrebbe includere “la visualizzazione di siti Web altamente personali che potrebbero indicare, ad esempio, la loro storia medica, persuasione politica o orientamento sessuale. O forse vogliono semplicemente acquistare un regalo a sorpresa senza che il destinatario del regalo viene avvisato da una raffica di annunci mirati”.

Le accuse, insomma sono pesanti. Google raccoglierebbe in modo ingannevole una serie di dati personali anche quando un utente ha attivato la modalità di navigazione in incognito. Bocche cucite in casa Alphabet, almeno finora. La società di è limitata ad affermare “i procuratori generali stanno portando un caso basato su affermazioni imprecise e obsolete sulle nostre impostazioni. Abbiamo sempre integrato funzionalità per la privacy nei nostri prodotti e fornito solidi controlli per i dati sulla posizione“.

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