Attento a come ricarichi lo smartphone, truffa juice jacking: ti svuotano il conto

Fra un buon corretto dello smartphone, soprattutto in termini di ricarica, e una truffa che nell’era tech è purtroppo, consuetudini.

Oggigiorno saper usare lo smartphone, è cosa buona e giusta. Troppo spesso diamo per scontato tutto, e finiamo soltanto per danneggiare uno strumento che con il passare del tempo ha perso la sua vocazione primordiale, nato per chiamare e parlare con altre persone, diventando oggetto di svago e di lavoro.

Il cellulare può essere hackerato anche dalla ricarica
Juice Jacking, la nuova minaccia hacker – Cellulari.it

Ricaricare un cellulare è importante, e sarebbe un grande errore limitare tutto all’attacco a una fonte di energia. Forse non tutti sanno che tenere sempre attaccato il proprio cellulare a una qualsiasi presa, è un grande errore che ha come conseguenza il tempo di vita della nostra batteria, notevolmente diminuito. Idem per un cellulare sempre al 100% di batteria. Altro errore, meglio ricaricarlo quando sta sotto il 20%.

Già le batterie di uno smartphone, Android o iOS fa lo stesso, sono fin troppe stressate, non solo da noi, ma da una truffa dalla quale stare ben lontani: lo juice jacking. Un’altra parola di stampo anglosassone che contamina la nostra lingua, ma è meglio sapere il suo significato.

Il ritorno a far danni

Letteralmente presa di succo, il juice jacking è un tipo di attacco informatico molto serio e pericolosissimo, che può coinvolgere chiunque sia dotato di uno smartphone, perché in pratica attacca una porta di ricarica (qualsiasi USB-C ma anche lightning) che funge anche da connessione dati. Spesso comporta l’installazione di malware o la copia di nascosto di dati sensibili da uno smartphone, un tablet o un altro dispositivo informatico. L’obiettivo dell’attacco è installare malware sul dispositivo o copiare surrettiziamente dati potenzialmente sensibili.

Come proteggersi dal juice jacking
Juice Jacking, ecco cosa succede – Cellulari.it

E’ stato scoperto da oltre dieci anni, eppure di recente è tornato a mietere vittime. Perché? Risposta abbastanza semplice e scontata: lo juice hacking non sfrutta soltanto la porta USB, ma qualsiasi tipo di connessione: che sia Wi-Fi, Bluetooth ed NFC, il lettore per le schede di memoria SD o cavo di alimentazione per ricaricare il dispositivo, fa lo stesso. Attenzione soprattutto quando siamo fuori casa, in un pub dove ci sono le colonnine di ricarica, ma anche in store e visto che ci si avvicina all’estate, anche nelle spiagge, dove sono sempre più frequenti le colonnine di ricarica: i dati personali sono a serio rischio.

Una volta che il malware viene installato nella colonnina, infatti, esso infetterà qualsiasi dispositivo con le più disparate conseguenze: furto di dati personali ma anche le intercettazioni di credenziali bancarie, conti facilmente svuotati, senza che nessuno possa porvi rimedio. Proprio per questo motivo Imparare a usare (che fa rima con dosare) la ricarica di un cellullare, è cosa buona e giusta.

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