Secondo una ricerca effettuata dal servizio di email Hey per conto della BBC, il fenomeno del pixel tracking sarebbe ormai diffusissimo. Che sia per finalitĂ di marketing o per altro due messaggi su tre ne sarebbe vettore. Rischi per la privacy in vista?
I risultati sul traffico analizzato dal team del servizio di email Hey, su mandato della BBC, parlano abbastanza chiaro: lâuso del pixel di tracciamento â divenuto ormai endemico secondo i vertici del provider â coinvolgerebbe due messaggi su tre.
Quella del pixel tracking è una pratica molto nota agli addetti ai lavori nel settore marketing. Può essere utile, per esempio, a carpire molti dati sullâandamento di servizi o sul successo o meno di una campagna pubblicitaria in email.
La questione, a questo punto, legittima due domande: viola la privacy? Ho mai acconsentito allâuso di tale sistema di tracciamento nelle mail a me indirizzate? La risposta a questâultima domanda potrebbe essere sĂŹ.
Molte aziende, infatti, provvedono ad inserire nel proprio testo sulla privacy una menzione allâutilizzo del âpixel spiaâ. Il problema risiederebbe nel fatto che gran parte dei fruitori di siti, newsletter o mail commerciali, al momento fatidico dellâaccettazione delle modalitĂ con cui esse avvengono, non leggono accuratamente le informative.
Il tracking pixel arriva nei messaggi di posta elettronica e appare come un punto infinitesimale, spesso dello stesso colore dello sfondo del messaggio â con cui si confonde â e salvato in formato grafico (png, jpg o gif). Quindi, praticamente invisibile.
Una volta scaricata la mail e caricato il layout grafico da cui essa è composta, il client di posta elettronica stabilisce un collegamento con un server remoto (su cui la piccolissima immagine di tracciamento risiede fisicamente) per scaricare il pixel.
Ă grazie a questa brevissima connessione che il mittente dellâemail può venire a conoscenza di alcune informazioni sullâutente. La prima è la certezza che il destinatario abbia quantomeno aperto la mail per la consultazione, avendo visualizzato le immagini contenute.
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La seconda conseguenza è lâinvio di dati relativi allâindirizzo ip e tutti i dettagli che se ne possono trarre: dispositivo in uso e sistema operativo su cui esso gira, per esempio, ma anche avere unâidea piĂš o meno chiara sulla posizione geografica da cui lâutente sta effettuando il collegamento.
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âUnâinvasione grottesca della privacyâ â come la definisce il co-fondatore di Hey David Heinemeier Hansson â che può comunque essere evitata, almeno in parte.
Tra i servizi offerti da Hey, infatti, vi sarebbe proprio la possibilitĂ di bloccare queste modalitĂ di tracciamento, individuando al momento della ricezione lâelemento invasore. OpportunitĂ offerte anche da alcune estensioni disponibili per i browser web o, in alcuni casi, disattivando preventivamente il caricamento delle immagini dei messaggi in arrivo.
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