Permessi retribuiti per assistere il proprio animale domestico: potrebbe diventare realtà

Anche per assistere il proprio animale domestico si potrà godere dei permessi retribuiti: ecco le novità. 

Negli ultimi giorni si sta discutendo sulla possibilità di richiedere i permessi retribuiti per assistere un animale domestico in caso di malattia grave o lutto. Sebbene non esista ancora una legge specifica che garantisca questo diritto in modo esplicito, il caso di Lewis Hamilton, famoso pilota di Formula 1, che ha deciso di saltare alcune attività di lavoro in Ferrari per assistere il suo cane malato, hanno portato il tema alla ribalta. 

Cane sdraiato sul tappeto stanco, mano lo accarezza
Permessi retribuiti per assistere il proprio animale domestico: potrebbe diventare realtà – cellulari.it

La sensibilità sociale e giuridica verso il ruolo dei pet come membri della famiglia è in forte evoluzione, ed ecco le novità su questi permessi per assistere cani e gatti che potrebbero diventare legge.

I permessi retribuiti per assistere gli animali domestici: la novità

Non tutti sanno che esistono delle specifiche agevolazioni per chi ha animali domestici malati anche se in materia mancano regole di legge valide per tutti.

Gatto dal veterinario
I permessi retribuiti per assistere gli animali domestici: la novità – cellulari.it

La Cassazione, con la sentenza n. 15076 del 2018, ha detto sì ai permessi, retribuiti in busta paga, per accudire i propri animali in gravi condizioni di salute e bisognosi di cure veterinarie urgenti. Quindi, i “gravi motivi personali e familiari” che valgono per giustificare un permesso di assistenza a un familiare in malattia vengono estesi anche agli animali domestici. 

Inoltre, ha sancito che il dipendente ha diritto ai permessi pagati in ipotesi di necessità sanitarie urgenti e non rinviabili e, soprattutto, quando non si hanno altri familiari (coniuge, figli) che possano assistere l’animale, in via sostitutiva. Avendo un certificato del veterinario che attesta lo stato di salute del proprio animale, infatti, il datore di lavoro non può opporsi e deve accordargli l’agevolazione.

La sentenza indica che la mancata iniziativa del padrone porterebbe ad applicare l’art. 727 del Codice Penale, che disciplina il reato di abbandono punito sia con la detenzione che una pesante sanzione in denaro. La responsabilità penale per maltrattamento di animali si ha anche per incuria e abbandono, e non soltanto per crudeltà intenzionali. Il dipendente deve quindi poter usare un permesso apposito, se vive da solo, per poter assistere l’animale e non ha alternative per trasporto o cura.

Potrebbero però arrivare altre novità in materia dato che c’è la proposta di legge per l’introduzione dei permessi lavorativi retribuiti per accudire i propri animali domestici che si trovino in gravi condizioni di salute. Il lavoratore o la lavoratrice potrebbero usufruire di questi per un massimo di 3 giorni all’anno in ipotesi di morte del proprio cane o gatto, e di 8 ore all’anno per assistere l’animale durante una malattia.

In questo modo si tutelerebbe chi vive il difficile momento del lutto e dello stress legato alla malattia del suo animale. Inoltre, nella proposta si citano diversi studi che provano come lo sconforto successivo alla morte del proprio animale da compagnia, possa durare anche fino a un anno, pesando sui rapporti interpersonali e sulla produttività a lavoro.

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