“Nessuno è più al sicuro”, Meta Ai sta pubblicando le chat private: scopri se ci sono anche le tue

Qualcuno lo aveva previsto ma ora sta succedendo. Meta Ai ha un problema di privacy e migliaia di chat di utenti sono finite online alla portata di chiunque.

La nuova intelligenza artificiale di Meta, raggiungibile attraverso Facebook, Instagram e anche dentro WhatsApp, ha lo scopo di chiacchierare con gli utenti che decidono di aprire una chat.

logo di meta ai
“Nessuno è più al sicuro”, Meta Ai sta pubblicando le chat private: scopri se ci sono anche le tue – cellulari.it

È successo però quello che qualcuno già temeva da quando si è cominciato a parlare di intelligenza artificiale: le chat sono finite alla mercé del pubblico. Tutto questo probabilmente perché le persone non sono in grado di comprendere che cosa significa che non è consigliabile condividere con un’intelligenza artificiale le proprie informazioni personali.

Alla fine è successo e ora Meta AI sa tutto di te (e lo dice a tutti)

Quando facciamo una ricerca online, quello cui non si pensa è che quella ricerca lascia una piccola traccia, anche se non vorremmo. E se le ricerche diventano personali o se inseriamo i nostri dati per avere risultati ancora più mirati, anche queste informazioni possono finire da qualche parte. Con le chat aperte con l’intelligenza artificiale, il rischio è lo stesso: se si parla di se stessi, il chatbot in questione, anche solo per capire quello che ci deve rispondere, immagazzina le informazioni senza preoccuparsi di ricordarci che certe cose non dovremmo dirle.

nuvolette di messaggi intorno a uno smartphone
Alla fine è successo e ora Meta AI sa tutto di te (e lo dice a tutti) – cellulari.it

E anche se, come in qualunque altra chat con questi sistemi informatizzati, c’è il disclaimer che ci invita a non condividere informazioni troppo personali, alla fine chi li legge mai questi avvisi?

Il risultato è che adesso nel feed Discover di Meta AI ci sono le chat che gli esseri umani hanno intrattenuto con l’intelligenza artificiale. E la quantità di dati personali che sono stati resi pubblici è allarmante. Una mole di dati che chiunque può leggere e che finiscono con l’essere poi riconducibili anche a persone specifiche.

Il rischio non è solo quello che gli altri sappiano quello che chiediamo all’intelligenza artificiale e possano pensare male di noi. Il rischio è che questi dati personali così raccolti, riorganizzati e catalogati possano essere poi utilizzati per creare per esempio una versione farlocca di noi e per usare questa versione farlocca di noi come specchietto per le allodole per portare avanti truffe e raggiri.

Questa è la dimostrazione di quanto in realtà siamo inconsapevoli di ciò che ci succede nel momento in cui interagiamo con i servizi online.

Come ci si può difendere in questi casi? La prima soluzione, la migliore in assoluto, è quella di evitare di avere interazioni con le intelligenze artificiali a meno di non sapere già in anticipo che ciò che si sta chiedendo non può essere ricondotto a se stessi e comunque che non si stanno facendo ricerche che possono riguardare la propria persona o le persone care.

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