Perché l’ex delfino di Donald Trump ha scatenato una battaglia legale contro la Mela morsicata. I motivi per i quali Elon Musk ha fatto causa ad Apple.
Elon Musk non ha mai visto di buon occhio Apple, e se vogliamo anche il resto del mondo. Forte dei suoi successi conseguiti con Space X ed anche in altri ambiti, l’imprenditore sudafricano, diciamo la verità, è spesso finito preda di deliri di onnipotenza. E questa cosa sembra essere successa di nuovo proprio con l’azienda della Mela morsicata, la quale ha preso atto di una causa che lo stesso Elon Musk gli ha intentato. Apple però ha risposto ufficialmente a questa azione legale.
E lo ha fatto inoltrando richiesta al tribunale competente di ignorare la causa fatta partire da Elon Musk. E giustificando questa sua richiesta di archiviazione ritenendo assurde le motivazioni che hanno portato il cofondatore di PayPal a tirare in ballo legalmente Apple. In effetti, a ben vedere le pretese di Musk, in molti hanno condiviso il pensiero della azienda produttrice degli iPhone e di altri dispositivi tecnologici all’avanguardia.
Perché Elon Musk ha citato in giudizio Apple
In base a quanto si apprende, Musk pretenderebbe che Apple debba allearsi con xAI, che è di proprietà dello stesso Musk, ovviamente. E che sviluppa Grok, la IA integrata in X (l’ex Twitter, n.d.r.). Come in molti sapranno, anche X è da tempo di proprietà del buon Elon. Tutto era nato qualche settimana addietro, con Musk che aveva accusato Apple di favoritismo nei confronti di OpenAI nell’Apple Store.

Questo renderebbe estremamente complicato per i diretti competitors come lui la possibilità di potere imporsi all’attenzione degli utenti. In virtù di ciò, Musk ha dato mandato ai suoi legali intentare una causa ad Apple per violazione delle leggi antitrust. E non è tutto: in aggiunta a ciò, il sudafricano ha inoltrato una ulteriore causa con X Corp nei confronti di Apple sempre per lo stesso motivo.
In questo caso la motivazione risiederebbe nel fatto che Apple – non si sa bene per quale motivo – non può collaborare con OpenAI in fatto di intelligenza artificiale senza garantire lo stesso spazio anche ad altre aziende come la sua xAI. Da Cupertino però hanno fatto spallucce, sicuri del fatto che nessun giudice prenderebbe mai sul serio le motivazioni di Musk.
Come ha risposto Apple
Difatti, dal canto suo, Aplle ha replicato evidenziando come non ci sia alcun obbligo di dovere collaborare con tutti gli altri soggetti dell’ambito delle intelligenze artificiali. E ha anche affermato che, nel novero delle normative antitrust, non esiste niente che obblighi Apple a sottostare alla richiesta di Trump.
Gli avvocati che tutelano gli interessi ed il buon nome della azienda presieduta da Tim Cook hanno anche aggiunto altro. E cioè che in futuro sarà comunque nelle intenzioni di Apple aprirsi a collaborazioni anche con altri chatbot che funzionano con intelligenze artificiali generative.
Ad oggi Apple integra nei propri dispositivi ChatGPT (che letteralmente impara a conoscerti) come supporto alla sua IA proprietaria, Siri. Molto probabilmente però dovrebbe servirsi anche di Gemini di Google. Sono attesi ulteriori sviluppi nelle prossime settimane.