Internet potrebbe collassare entro 8-15 anni a causa dei troppi video e di infrastrutture inadeguate

Le sempre più numerose richieste di dati e servizi, porteranno nei prossimi otto anni grossi problemi dovuti ai blocchi e rallentamenti, fino al totale collasso dell’intera rete Internet entro il 2032.

Il ricercatore Andrew Elliss ed il suo staff hanno condotto recentemente una ricerca, presso la Aston University di Birmingham, la quale riporta che sebbene siano stati fatti ingenti investimenti, le sempre più numerose richieste di dati e servizi, porteranno nei prossimi otto anni, al collasso dell’intera rete Internet, con possibili conseguenze catastrofiche in tutto il mondo.

Il termine Internet è l’abbreviazione dell’espressione inglese “Interconnected networks”, che significa “reti interconnesse” ed è una rete mondiale di reti di computer ad accesso pubblico. Internet rappresenta oggi il principale mezzo di comunicazione di massa, che offre all’utente una vastità di informazioni e servizi.

Si tratta di un’interconnessione globale tra reti informatiche di natura ed estensione diversa, resa possibile da una suite di protocolli di rete comune chiamata “TCP/IP”  con cui i computer connessi ad Internet, gli host, sono interconnessi e comunicano tra loro qualsiasi sia la loro architettura hardware e software, garantendo l’interoperabilità tra sistemi e sottoreti fisiche diverse.

I servizi che offre Internet sono i più svariati, tra cui i principali sono il World Wide Web e la posta elettronica;  è utilizzata per le comunicazioni private, pubbliche, lavorative, ricreative, scientifiche e commerciali. I suoi utenti, ancora in costante crescita, attualmente dovrebbero ammontare a più di 3 miliardi.

A livello fisico la rete Internet può essere immaginata come una complessa interconnessione di nodi con funzionalità di ricetrasmissione, appoggiata a collegamenti trasmissivi di vario tipo, sia cablati che wireless, come  le fibre ottiche, i cavi coassiali, i doppini telefonici, i cavi elettrici in posa anche in strutture idrauliche, i collegamenti sottomarini, i collegamenti satellitari, i collegamenti a radiofrequenza (WiFi) e su ponti radio, che danno la possibilità a qualsiasi computer di interconnettersi “end to end”, ossia da un agente (umano o automatico) ad un altro agente.

Ogni dispositivo terminale connesso direttamente a Internet si chiama “nodo ospite”  o terminale utente (in inglese “host” o “end system”), mentre la struttura che collega i vari host si chiama “link di comunicazione”; questa passa attraverso i vari nodi interni di commutazione. Oggi è possibile collegarsi a Internet anche da dispositivi mobili come i telefoni cellulari, i tablet ecc.

Internet possiede dunque una topologia varia e di natura capillare fino agli utenti, come nella rete telefonica. La rete di collegamenti è costituita da molteplici sottoreti che costituiscono a loro volta la rete di accesso, tipica anche della rete telefonica, della quale Internet condivide l’infrastruttura di accesso per la connessione delle utenze private.

La velocità di connessione di una comunicazione “end to end” tra due terminali è limitata dalla velocità di trasferimento, che è più bassa a livello della sottorete ed anche del collegamento geografico attraversato, oppure da possibili congestioni interne della rete.

All’inizio la rete era  caratterizzata dallo scambio di contenuti testuali ed immagini statiche, ma l’evoluzione si dirige verso la sempre maggiore diffusione di contenuti multimediali, come gli audio-video che aumentano di molto il traffico complessivo ed il carico sui nodi di commutazione e sui server, e l’aumento del numero di utenti connessi in rete in tutto il mondo, che  richiedono lo sviluppo di una di rete di accesso a banda sempre più larga con la realizzazione delle cosiddette Next Generation Network.

Gli operatori che dovrebbero investire sulla realizzazione di tali infrastrutture richiedono un ritorno economico certo dell’investimento, che avverrebbe invece solo, o prevalentemente, a favore dei fornitori di servizi e contenuti di rete, come Google, YouTube, Facebook, Twitter, LinkedIn ecc.,  evidenziando il problema della più o meno  neutralità della rete.

I test effettuati in laboratorio da Andrew Elliss  hanno dimostrato che l’esponenziale aumento dei dispositivi mobili di questi anni e dei servizi offerti, in particolar modo nel settore dello streaming video, stia portando ad una saturazione del traffico dati molto più velocemente di quanto permetta l’evoluzione tecnologica.

Anche gli altri esperti sono concordi nel  mettere in guardia la popolazione, poiché lo sviluppo della tv via internet, dei servizi in streaming e dei computer sempre più potenti stanno aumentando la pressione sulle nostre infrastrutture di telecomunicazione ed i cavi, le fibre ottiche, i tablet ed i telefoni stanno per raggiungere il loro limite massimo di sostenibilità nonostante già dal 2005 gli scienziati abbiano fatto fronte alla crescita della domanda, incrementando la velocità di internet di 50 volte con il conseguente un rincaro delle bollette.

Gli esperti avvertono che le fibre ottiche non possono contenere più dati, infatti Andrew Ellis durante il meeting presso la Royal Society di Londra ha detto: “Nel laboratorio stiamo iniziando a raggiungere il momento in cui non si potranno inserire ulteriori dati in una singola fibra ottica. Attualmente siamo solo otto anni indietro rispetto al laboratorio, quindi i primi problemi li dovremmo cominciare ad avere già a partire dal 2022. Nel 2030 poi toccheremo il confine oltre il quale sarà impossibile andare”.

La Cisco sostiene che il traffico dati crescerà di 10 volte nei prossimi 5 anni e questo lo conferma anche Ericsson, che afferma che i video occuperanno circa metà del traffico online per quanto riguarda gli smartphone. Attualmente Netflix  ha già raggiunto il 35 per cento di ciò che arriva dalle reti telematiche degli USA. In Australia il sevizio di streaming è stato lanciato il 28 aprile ed oggi è già al 25 per cento del totale dei dati. In Asia l’Lte, apparsa per la prima volta nel 2009, non è più sufficiente.

Rinaldo Bausani, mobile broadband manager di Ericsson afferma: “Avevamo pensato che il lancio sul mercato della 5G, che è almeno dieci volte più veloce, sarebbe avvenuto nel 2022, ma stiamo anticipando i tempi di 2 anni”.

In Europa e Stati Uniti il consumo pro-capite da dispositivi mobili subirà un incremento di 5 volte entro il 2020. Andrew Ellis aggiunge che “bisognerà capire se si tratterà di video o magari di qualcos’altro che oggi ancora non è stato inventato, ma quello che sicuramente avverrà, perché è una costante da tempo, è la richiesta di una larghezza di banda sempre maggiore. E la fibra, sulla quale passa anche il traffico da smartphone, non ce la farà”.

Il crollo del web era stato previsto  già nel 1995 da Robert Metcalfe, fondatore della 3Com; egli  aveva profetizzato un crollo catastrofico. Gli operatori telefonici chiedono ai colossi della Rete i fondi per la realizzazione di nuove infrastrutture, ma sia Google, sia Facebook, sia Netflix che gli altri non sono intenzionati a contribuire. Il dibattito sulla democrazia online, è diventato in realtà uno scontro che ha come obiettivo stabilire chi dovrà sborsare il denaro per ampliare la rete, operazione che sarà inevitabile effettuare prima che i rallentamenti causino il caos.

Poiché l’economia globale e tutti i sistemi di gestione di servizi primari si appoggiano alla rete, un crollo di Internet potrebbe essere catastrofico. E’ anche vero che in otto anni la tecnologia potrebbe portare molte novità, perciò restiamo in attesa di sapere quali saranno gli sviluppi futuri.

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