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Elettronica

Chip cerebrali e smartphone: controlleremo il telefono con la mente?

Published by
Emanuela Ceccarelli

Dal pensiero all’azione: il futuro degli smartphone passa per il controllo mentale? Cosa dice la scienze.

L’evoluzione della tecnologia neurale sta facendo passi da gigante. Tra le innovazioni più sorprendenti,  c’è sicuramente lo sviluppo di chip cerebrali che potrebbero consentire di controllare dispositivi digitali, inclusi gli smartphone, semplicemente con il pensiero.

Chip cerebrali e smartphone: controlleremo il telefono con la mente? (cellulari.it)

Sembra una trama di un film fantascientifico, tuttavia la realtà non è così lontana da questo progresso. Scopriamo quindi quali sono i progressi scientifici in questo campo.

Controlleremo gli smartphone con la testa

Negli ultimi anni, aziende come Neuralink, fondata da Elon Musk, e Synchron hanno lavorato su impianti cerebrali capaci di connettere il cervello umano ai dispositivi digitali. Secondo una ricerca pubblicata su Nature Neuroscience, i primi esperimenti hanno dimostrato che pazienti con gravi disabilità motorie sono riusciti a interagire con un computer usando solo il pensiero.

Controlleremo gli smartphone con la testa (cellulare.it)

Neuralink ha sviluppato un impianto chiamato Link, progettato per essere inserito nel cervello e comunicare direttamente con dispositivi esterni. In questo modo sarà possibile controllare i dispositivi con la mente.

I test sugli animali hanno dimostrato che è possibile controllare un cursore su uno schermo senza l’uso delle mani. Nel 2023, Neuralink ha ottenuto l’approvazione della FDA per avviare test sugli esseri umani.

Nel frattempo l’azienda Synchron ha sviluppato un impianto chiamato Stentrode, che viene inserito nei vasi sanguigni del cervello senza bisogno di un intervento chirurgico invasivo. Secondo uno studio pubblicato su JAMA Neurology, pazienti con paralisi sono riusciti a inviare messaggi e-mail e navigare su Internet tramite il pensiero.

La tecnologia dietro questi chip si basa sulla lettura delle onde cerebrali e la loro conversione in segnali digitali. I microelettrodi impiantati nel cervello registrano le attività neurali e trasmettono le informazioni a un’interfaccia esterna, che poi traduce i segnali in comandi per il dispositivo connesso.

Dunque, dopo l’applicazione in medicina è possibile che passino anche al mercato globale, secondo un report di Grand View Research, il mercato delle interfacce cervello-computer (BCI) crescerà a un tasso annuo del 15,5% fino al 2030. Insomma, stando a questi dati è possibile che entro il prossimo decennio, potremmo vedere le prime applicazioni commerciali di questa tecnologia.

Insomma, si tratta di un campo in rapida ascesa, con tutto il potenziale per cambiare radicalmente in modo in cui interagiamo con i dispositivi digitali. Tuttavia, prima di una diffusione in larga scala dell’interfaccia cervello-computer (BCI) le sfide tecniche e le questioni etiche da superare sono ancora molte.

Published by
Emanuela Ceccarelli

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