Una delle feature più utilizzata su Whatsapp oramai è diventata moda. I grandi lo hanno cominciato a usare con assidua frequenza, i giovani ne abusano da tanto tempo, per i più piccoli i vocali sono una quotidianità.
“#Facebook is working on the ability to comment on posts with a 10-second voice clip”. Il tweet con tanto di hashtag è del solito Alessandro Paluzzi, nickname @alex193a, un po’ leaker e un po’ Mobile developer. Reverse engineer.
Il cinguettio sul social californiano va in giro ormai dal 21 ottobre, ma di questi tempi sembra essere tornato di moda, come se Meta – che non ha smentito né confermato i forti rumors – stesse ultimando la funzione, prima di renderla disponibile per tutti i suoi miliardi di utenti.
L’aggiornamento rispetto a due mesi fa starebbe nel fatto che la piattaforma social di Mark Zuckerberg stare anche lavorando ad alcuni effetti audio, che permetteranno agli utenti di Facebook di personalizzare ancora di più i propri commenti audio. Brevi audio, questo l’importante, al massimo di dieci secondi.
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Zuckerberg e Meta starebbero testando la funzionalità per capire quando potranno lanciarla su Facebook, lo step successivo sarà quello di capire come gli utenti reagiranno a questa pre-feature, perché ad oggi ci sono garanzie che possa diventare tale, in maniera permanente, alla piattaforma social creata il 4 febbraio 2004, come servizio gratuito universitario.
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Il tweet di Alessandro Paluzzi acquisisce una maggiore credibilità se inserito in un determinato contesto storico. Proprio in questo periodo, infatti, Facebook sta testando su Messenger la possibilità di pagare il conto “alla romana”, ma questa novità almeno inizialmente dovrebbe essere disponibile solo negli Stati Uniti. Insomma, la nuova società Meta sembra essere molto attiva e nei prossimi mesi potrebbero arrivare tante novità. Fra queste proprio i vocali di risposta a un commento su Facebook.
Nel frattempo, però, Facebook deve difendersi da una causa per 150 miliardi. L’hanno intentata i Rohingya, un gruppo etnico di religione islamica che risiedono prevalentemente in Myanmar, nello stato di Rakhine, al confine con il Bangladesh, fanno parte degli strati più poveri della popolazione. Decine di rifugiati hanno fatto causa a Facebook nel Regno Unito e negli Stati Uniti accusando il gigante dei social di aver fomentato l’odio nei loro confronti. Meta, non ha risposto immediatamente alle accuse, gravi: “aver continuato per anni a diffondere informazioni odiose e pericolose”.
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