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Vaccino contro il cancro, Harvard studia la possibile soluzione

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Pasquale Conte

La Harvard Medical School è al lavoro per il NeoVax, un vaccino contro il cancro della pelle. Tutti i dettagli

Vaccino contro il cancro, novità dalla Harvard Medical School (Getty Images)

In questo 2021 non si fa altro che parlare di vaccini. L’emergenza pandemica ha obbligato le varie aziende farmaceutiche ad un importante sforzo per produrre sieri in tempi record, così da contenere il contagio e portare gradualmente all’immunità globale. La lotta contro il Covid non è però l’unico tema a tenere banco tra gli esperti. La ricerca prosegue su più fronti, seppur a velocità ridotta rispetto al solito.

La Harvard Medical School, in questo senso, ha da poco raffinato un vaccino personalizzato che potrebbe rivelarsi molto utile nei prossimi anni. Si tratta di un siero capace di indurre una risposta immunitaria capace di contenere il cancro della pelle: il melanoma. Ecco tutti i dettagli sui risultati della ricerca pubblicata a gennaio.

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Vaccino contro il cancro, la ricerca della Harvard Medical School

Proseguono le ricerche in questo senso (Getty Images)

Si tratterebbe di una svolta storica. Un gruppo della Harvard Medical School è al lavoro per la produzione del primo vaccino contro il cancro della pelle. Nello specifico, il siero sarebbe in grado di proteggere gli eventuali pazienti per molti anni, portando allo sviluppo delle cellule T antitumorali specifiche. I primi risultati sono stati pubblicati lo scorso gennaio, ma resi pubblici dalla Harvard Gazette solamente pochi giorni fa. A tal proposito, è intervenuto il professore di medicina Patrick Ott – coautore del documento – che ha parlato del progetto in un’intervista.

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I neoantigeni personali sono più comuni rispetto ad una mutazione. Questa tipologia di vaccini personalizzati sono veramente personalizzati. Sono infatti cuciti ‘su misura’ per ogni singolo paziente” ha spiegato il ricercatore. I primi test hanno visto come campione otto volontari. Si tratta di un numero attualmente ridotto, ma che ha già dato i suoi primi risultati positivi. L’obiettivo di Harvard è ora quello di proseguire con le ricerche. Non sono mancate le lamentele, per una ricerca accademica poco supportata e che andrebbe affiancata a quella clinica, operante su più larga scala.

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Pasquale Conte

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