Un po’ Tinder che fa conoscere in primis le persone, ma molto diverso. Diverso da tutti, con le sue funzionalità fatte apposta per la globalizzazione, per l’aggregazione, per chiunque condividere le proprie esperienze con qualcuno, non necessariamente un connazionale. Tutto questo e molto altro e Ablo, da marzo in Italia.
Non è un refuso di stampa spagnolo, l’acca iniziale non c’è davvero. Non è spanglish, è Ablo: è un servizio di social networking per comunicazioni istantanee, di proprietà di Massive Media, una società belga da una decade sulla breccia dell’onda, e acquisita da Meetic, una sussidiaria di Match Group.
Sbarca in Italia con un carico di curiosità e di numeri pazzeschi, a tal punto che nel 2019 Google Play l’ha impalmata come migliore applicazione: in sei mesi ha totalizzato oltre 30 milioni di utenti in più di 233 Paesi. Quasi due milioni sono europee.
Numeri che saranno aggiornati dall’esperienza italiana, partita nel migliore dei modi: 255mila iscritti il primo giorno nel Belpaese. Ablo è un social che consente agli utenti di connettersi e fare amicizia con persone da qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi modo uno vuole: conversazioni di testo con tanto di traduzione automatica, video face to face. Live, quelle ormai sono pane quotidiano per la generazione Z.
L’app è stata lanciata a gennaio 2019 contemporaneamente su Android, iOS e web ed è già arrivata a quota 180 mercati, conquistando in primis i giovani, dall’età compresa fra i 18 e i 26 anni. La ventata di freschezza portata nel mondo social da Ablo è stata una sorta di amore a prima vista: 6,5 milioni di download a livello globale in un anno, per questo Google l’ha premiata. Google ma non solo: CNET l’ha messa subito sul palmo di una mano, insieme a TikTok, prima che diventasse nel 2021 il marchio più cliccato al mondo. Addirittura parlante la stessa lingua di Google Maps e Disney Plus.
Questo numeri evidenziano come Ablo è riuscita nell’impresa di portare qualcosa di nuovo, altrimenti non ci sarebbero quei numeri. Non sembra affatto un’applicazione meteora, potrebbe non essere nemmeno come ClubHouse, partita rock e ora lenta. Non c’entra nulla nemmeno con il mondo del dating: se poi due persone s’innamorano, quello è un altro discorso. Ma non è questo lo scopo di Ablo.
Il piatto forte dell’applicazione è lo sviluppo di nuove forme di nuove conversazioni durante i live stream, il fiore all’occhiello della programmazione di Ablo. Dai primissimi dati, una squintalata di feedback positivi: gli italiani hanno trovato subito modo di interagire con i sudamericani, brasiliani e colombiani, ma anche turchi e indiani. Il resto lo scopriremo solo vivendo in Ablo.
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