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Un finale glorioso: gli scienziati riscrivono la morte del Sole

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Raffaele Pigneri

Uno studio internazionale riabilita l’ipotesi della nebulosa planetaria, un’esplosione di gran lunga più luminosa della stella stessa.

La nostra Stella sta attraversando la fase centrale del proprio ciclo vitale

Il Sole si dissolverà in una colossale Nebulosa Planetaria, ovvero una luminosa nube di gas e polveri visibile a distanze siderali. A individuare quale sarà la fine della nostra stella è stato un team di ricercatori internazionali che ha in questo modo riabilitato un’ipotesi già formulata in passato dalla comunità scientifica, ma contraddetta dai recenti studi: secondo questi ultimi, quella della Nebulosa Planetaria è una fase che contraddistingue la fine del 90% delle stelle, ma non avrebbe riguardato il Sole per via della sua massa non abbastanza grande.

Invece, il modello ideato da Krzysztof Gesicki, Albert Zijlstra e Marcelo Miguel Miller Bertolami, descritto nel maggio 2018 in un paper apparso sulla rivista scientifica Nature Astronomy, prevede che la massa del Sole sia sufficiente a generare una Nebulosa Planetaria. Ma a quando la fine del Sole? E come inciderà la scomparsa della nostra Stella sui destini dell’umanità? Le risposte a queste domande sembrerebbero meno controverse rispetto alle reali circostanze della morte del Sole.

Il ciclo vitale del Sole: cosa accadrà tra 5 miliardi di anni?

La nebulosa Occhio di Gatto, vista dall’Hubble Telescope (Wikipedia)

Il Sole è una Nana Gialla nata circa 4,57 miliardi di anni fa in seguito all’esplosione di una o più Supernove e ora sta attraversando la fase principale del suo ciclo vitale, contraddistinto da una elevata stabilità. Questo periodo terminerà tra altri 5 miliardi di anni, quando si trasformerà in una Gigante Rossa che si espanderà fino ad inglobare l’orbita di Marte e, conseguentemente, anche la Terra.

Gli studiosi stentano a mettersi d’accordo su ciò che avverrà dopo. Come detto, in molti avevano depennato l’ipotesi della Nebulosa Planetaria. Tuttavia, Gesicki, Zijlstra e Miller Bertolami hanno utilizzato un modello computerizzato che proverebbe come la massa del Sole sarebbe comunque abbastanza grande per rientrare nella categoria delle stelle il cui ciclo vitale termina appunto in una Nebulosa Planetaria. Bisognerà aspettare circa 7,8 miliardi di anni, quando il Sole avrà 13,4 miliardi di anni.

Noi non ci saremo

La Nebulosa Elica, nella costellazione dell’Acquario, detta l’Occhio di Dio (Adobe Stock)

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A spiegare in parole semplici il processo è il professor Zijlstra, della Scuola di Fisica di Manchester (UK), coautore dell’articolo accademico: “Quando una stella muore, proietta all’esterno il suo involucro, costituito da gas e polvere, fino a metà della sua stessa massa. A questo punto, il nucleo della stella si spegne e smette di bruciare energia, morendo definitivamente: il suo calore fa sì che la nube di gas e polvere diffusasi nello spazio diventi allora estremamente brillante e sia talmente luminosa da essere avvistata a decine di milioni di anni luce. Ovvero in porzioni dello spazio da cui la stella originaria non sarebbe stata visibile. Questo stato di Nebulosa Planetaria dura circa 10 mila anni, un tempo brevissimo in astronomia”.

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Ma il Sole si sarà sbarazzato di noi già ben prima di tramutarsi in Gigante Rossa. Già tra un miliardo di anni, infatti, la sua luce e il suo calore non permetteranno l’esistenza di forme di vita sul nostro pianeta. Gli oceani evaporeranno e la temperatura sarà troppo alta per la formazione di acqua. Entro questo lasso di tempo, dunque, dovremo aver trovato un’altra “casa” su un nuovo pianeta abitabile (o terraformato). Altrimenti, la nostra estinzione sarà inevitabile.

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Raffaele Pigneri

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