La disattenzione è costata cara ad un genitore che ha lasciato il proprio smartphone in mano al figlio di 7 anni: il piccolo ha infatti acquistato involontariamente contenuti per un ammontare di 33mila euro.
La tecnologia è qualcosa che va appresa e padroneggiata prima di poter essere utilizzata. Lo abbiamo imparato un po’ tutti a nostre spese commettendo l’errore di cliccare su qualche link non esattamente ufficiale, scaricando per errore un’applicazione che sembrava essere quella che cercavamo ma che era una copia ben mascherata.

Per questo, oltre per che per i rischi in cui possono incorrere se dovessero incontrare dei malintenzionati in chat, è opportuno che i più piccoli comincino ad utilizzare la tecnologia sotto la supervisione dei genitori e che, nel caso in cui ci si debba assentare per qualche minuto, siano impostati i blocchi utili ad evitare che inconsapevolmente cadano in una trappola commerciale dalla quale non hanno gli strumenti per difendersi.
Tale rischio è presente con i cellulari sin dagli albori, inizialmente a causare perdite di denaro ingente ai genitori erano le suonerie scaricabili, molte delle quali non erano gratuite. Adesso con le app gratis il rischio si è moltiplicato, poiché molte di queste hanno delle funzioni bloccate che possono essere sbloccate in qualsiasi momento con l’esborso di denaro se la carta di credito è collegata allo smartphone.
Le app più pericolose in questo senso sono i videogame, i quali vengono rilasciati gratuitamente ma consentono upgrade e migliorie continue con acquisti in app. I piccoli non hanno contezza del valore del denaro e ancor meno ne hanno con in mano uno strumento che gli chiede un’autorizzazione senza fargli percepire che questa comporti una spesa.
Lo sa bene un padre tedesco che ha deciso di intentare causa a Google dopo aver scoperto che il figlio aveva speso la bellezza di 33.780 euro di acquisti in app. Non si tratta del primo caso – anche se l’ammontare della perdita economica è forse il più alto da quando se ne parla – e negli anni scorsi in alcuni Paesi sono stati presi provvedimenti per negare l’accesso ai giochi con acquisti in app ai minori, poiché considerate alla stregua di gioco d’azzardo.
La causa contro Google, vinta dal gigante di Mountain View
La vicenda di cui parliamo oggi si è verificata in Germania. Secondo quanto emerso dalla stampa locale, il padre lasciava spesso il tablet al figlio di 7 anni per farlo giocare e non si preoccupava di controllare cosa effettivamente stesse facendo. Dopo diversi mesi – ben 20 per l’esattezza – l’uomo si è reso conto di un ammanco di 33.780 euro dovuto ad acquisti in app.

Scoperta la perdita ingente di denaro, l’uomo ha deciso di fare causa a Google nella speranza che la somma gli venisse restituita, tuttavia il gigante di Mountain View si è opposta al risarcimento accusando l’uomo di non aver supervisionato l’attività del figlio a lungo e opposto il fatto che avesse avuto tutto il tempo per accorgersi del problema prima che la cifra diventasse così ingente.
Il risultato è che i giudici tedeschi hanno dato ragione a Google. In Italia la cosa sarebbe andata diversamente, visto che il nostro ordinamento tutela maggiormente i minori: da noi qualsiasi acquisto compiuto da un minore di 15 anni che non sia un bene di prima necessità è ritenuto non valido, dunque le somme spese dal bambino vanno in ogni caso restituite.