La fastidiosa Tassa di concessione che colpisce i contratti telefonici in abbonamento è legale. Cosi ha detto la la Corte di Giustizia europea che ha respinto il ricorso di alcune società venete che avevano fatto ricorso contro questo odioso balzello.
Punto di scontro, l’esistenza stessa di questa tassa, che secondo le società ricorrenti sarebbe totalmente ingiustificato visto che viene applicata una tassa di registro in un contratto tra privati che nulla ha a che vedere con la pubblica amministrazione oltre al fatto che si crea una disparità tra utenti con contratto ricaricabile e utenti con contratto abbonamento.
L’inghippo è presto svelato: lo Stato Italiano ha infatti equiparato i contratti di telefonia al pari delle licenze dei radio amatori e delle stazioni radioelettriche, potendo cosi pretendere l’obolo, non proprio economico se consideriamo che spesso supera un terzo del canone stesso, già gravato dell’IVA sul fronte privati.
Tuttavia, i giudici europei hanno dichiarato che ogni paese ha possibilità di introdurre e trattare i contratti come meglio crede.
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