Con un intervento dei Carabinieri del Nas di Trento, le U-Mask sono state bloccate. Ora i consumatori possono richiedere il rimborso
Tra le tante tipologie di mascherine comparse nel corso degli ultimi mesi, ci sono le U-Mask. Apparentemente con una tecnologia avanzata e in grado di permettere il riutilizzo più volte, in realtà erano basate su dati falsi. Nello specifico, queste contengono il Refill, ossia uno strato interno che si auto sanifica e offrirebbe un utilizzo efficace e garantito per almeno 150-200 ore.
Questa, almeno, era la promessa da parte dell’azienda. In realtà, i dati forniti sono totalmente falsi. Dopo un’indagine portata avanti nelle ultime settimane, si è scoperto che la sua capacità di filtraggio sarebbe del 70/80% (contro il 98/99% dichiarato). Si tratta di numeri persino inferiori della mascherina classica che costa 50 centesimi.
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A seguito dell’inchiesta sulle U-Mask avviata dalla Procura di Milano, i Carabinieri del Nas di Trento hanno sequestrato il laboratorio analisi di Bolzano. Qui erano stati effettuati i test sulle capacità della mascherina, con dati totalmente falsi. A seguito di tutto questo, Codici ha fatto partire una class action per richiedere il rimborso. Come fare per partecipare? Bisogna compilare un modulo di richiesta – scaricabile da questo link – ed inviarlo via email a segreteria.sportello@codici.org. Per qualsiasi informazione, inoltre, è possibile scrivere alla stessa email o contattare il numero di telefono 06.55.71.966.
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Considerando che la U-Mask prometteva un utilizzo di 150-200 ore, si tratta di un rimborso non indifferente per i consumatori. Facendo un rapido calcolo, si arriva tranquillamente ad una spesa che raggiunge i 50 euro.
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