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Svolta Google: Privacy Sandbox su Android. Così cambia tutto

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Antonino Gallo

E’ da un anno che Big G ci sta lavorando su. Dovrà farlo ancora per un po’, ma ormai la strada è segnata: Google ha intenzione di cambiare radicalmente il discorso sulla privacy, proteggendola ancora di più con lo sviluppo di una iniziativa chiamata Privacy Sandbox.

Uno standard che facilita e consenta ai siti web di accedere alle informazioni degli utenti senza compromettere la privacy. L’obiettivo dichiarato è quello di sfruttare la pubblicità online, senza l’uso di cookie di terze parti.

Google presenta la sua Privacy Sandbox per Android – Adobe Stock

Il colosso di Mountain View ha annunciato l’inizio di un processo pluriennale per rivedere il monitoraggio degli annunci sui telefoni Android, spostando la piattaforma mobile lungo un percorso simile a quello tracciato dal blocco del tracker di Apple, su iOS, lo scorso anno.

Quattro proposte di design, tra cui un sistema pubblicitario basato su argomenti e interessi

Google sta lavorando sulla cookie policy – Adobe Stock

Attualmente, ai dispositivi Android viene assegnato un identificatore univoco noto come “ID pubblicità”, che viene utilizzato per creare un profilo di un utente Android che gli sviluppatori possono utilizzare per indirizzare gli annunci in-app.

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Ma quando le nuove modifiche verranno implementate, l’ID pubblicità verrà gradualmente eliminato a favore di meccanismi di targeting alternativi che secondo Google saranno più favorevoli alla privacy degli utenti, secondo un post sul blog pubblicato mercoledì.

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Oggi annunciamo un’iniziativa pluriennale per creare Privacy Sandbox su Android, con l’obiettivo di introdurre nuove soluzioni pubblicitarie più private“. Così Anthony Chavez. “Queste soluzioni limiteranno la condivisione dei dati degli utenti con terze parti e funzioneranno senza identificatori tra app, incluso l’ID pubblicitario – spiega il vicepresidente della gestione dei prodotti nel team di sicurezza e privacy di Android – stiamo anche esplorando tecnologie che riducono il potenziale di raccolta di dati nascosti, inclusi modi più sicuri per l’integrazione delle app con gli SDK pubblicitari“.

Google ha iniziato ad aggiungere misure sulla privacy intorno all’ID pubblicità l’anno scorso, introducendo modifiche che consentono agli utenti di rimuovere il proprio identificatore univoco dal sistema e sovrascriverlo con zero, una volta che hanno rinunciato al monitoraggio. Ma gli ultimi passi segnalano che nei prossimi anni gli sviluppatori dovranno utilizzare un sistema completamente diverso per attingere ai dati sulle preferenze degli utenti.

I dettagli non sono ancora chiari sulla forma esatta che ciò assumerà ma Google ha intenzione di lavorare con gli sviluppatori per capire l’approccio migliore da utilizzare. Quattro proposte di design, tra cui un sistema pubblicitario basato su argomenti e interessi e un’implementazione dell’API FLEDGE di Chrome per consentire agli sviluppatori di rivolgersi a un pubblico personalizzato, senza dover condividere i dati degli utenti con terze parti.

Sebbene i confronti con il blocco del tracker iOS di Apple siano chiari, anche la strategia di Google è sostanzialmente diversa, modellata dalle priorità dettate sia dal suo modello di business che dai timori di innescare azioni legali antitrust.

Per questo Google sta garantendo solidi flussi di entrate per gli sviluppatori e una solida privacy per gli utenti Android, un accordo presentato come il meglio di entrambi i mondi. Finora, la risposta dei produttori di popolari app Android è stata positiva. La base c’è, ora va trovata l’altezza della situazione.

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Antonino Gallo

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