Una situazione sempre più critica e che riguarda nello specifico alcuni Paesi del mondo. La connessione ad internet è un diritto per tutti, ma a quanto pare c’è chi non la pensa così. Lo rivela un recente rapporto
Praticamente chiunque al giorno d’oggi può di una connessione ad internet. O almeno dovrebbe. Che sia per lavoro o semplicemente per svago, tra computer, tablet, smartphone e Smart TV è impossibile rimanerne senza.
Ma non è così in ogni angolo del mondo, anzi. Lo rivela un recente rapporto portato avanti da Access Now e dalla coalizione #KeepItOn, una rete globale composta da oltre 282 organizzazione di 105 Paesi diversi. Stando a quanto emerso, la situazione è molto più critica e c’è un blocco definitivo che non permette a milioni di persone di accedere ad internet.
Si tratterebbe nello specifico di ben 182 blocchi di internet da parte dei governi in 34 Paesi del mondo. Una situazione a dir poco preoccupante quella che si può approfondire nel nuovo rapporto “The return of digital authoritarianism: internet shutdowns in 2021”. Stando a quanto si legge, dopo aver analizzato le tendenze degli ultimi anni si evince che: “nel 2021 i governi hanno imposto blocchi di Internet sia prolungati sia sempre più mirati e si sono basati su molte delle stesse giustificazioni per impiegare queste misure intrinsecamente sproporzionate e drastiche“.
In molti Paesi, le autorità hanno imposto chiusure con l’obiettivo di frenare e reprimere il dissenso da parte dei rivoltosi. Ma anche per controllare il flusso di informazioni durante le elezioni, eventuali colpi di stato, conflitti, guerre e così via. Tra le aree maggiormente colpite troviamo l’Etiopia, l’India, il Pakistan, Myanmar e molti altri. Nel solo 2021, altri Governi hanno aumentato con le interruzioni: Bangladesh, Burkina Faso, Ciad, Cuba, Eswatini, India, Indonesia, Iran, Iraq, Giordania, Kazakistan, Myanmar, Pakistan, Senegal, Sudan del Sud, Sudan, Turkmenistan e Uganda.
Sono persino state vietate specifiche piattaforme come possono essere Facebook, Twitter e TikTok. Sempre per via di proteste contro il governo. E non potevano mancare i blocchi per le VPN e la criminalizzazione del loro uso, con pesanti pene previste. Infine, il report ha affermato come siano in fase di test nuove tecniche per ostacolare il rilevamento e l’elusione dei blocchi imposti.
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