Il mondo si evolve velocemente e l’avanzare della tecnologica ha cambiato rapidamente (e continua a farlo) le nostre abitudini. Ieri si spedivano cartoline, oggi si invia direttamente una foto su WhatsApp o si fa la videochiamata in vacanza; con lo smartphone a portata di mano possiamo fare di tutto, tra pagamenti e non solo, mentre l’IA spopola.
L’avvento degli smartphone e la loro evoluzione ci ha permesso di rimanere sempre connessi, con ogni parte del mondo: la più grande rivoluzione del XXI secolo, fino al momento, pare essere proprio questa. A portata di mano, abbiamo praticamente un mondo sterminato.
Sembrano lontani i tempi in cui, per telefonare a qualcuno, utilizzavamo le cabine telefoniche e i gettoni: eppure, sono passati solamente circa trent’anni. Ma quanto valgono oggi i gettoni telefonici? Oggetti che prima ci passavano di mano facilmente, a cui davamo poca importanza, sono davvero i nuovi “tesori” della contemporaneità? Ecco quanto possono valere.
Come ogni oggetto caduto in disuso, anche i gettoni telefonici sono diventati preda dei collezionisti, simbolo di un’era in cui per comunicare qualcosa a qualcuno, trovandoci fuori casa, dovevamo fare affidamento ai telefoni pubblici. Stando a quanto riportato dal sito LaMoneta.it, dedicato alla numismatica, il primo gettone coniato in Italia può valere (in perfette condizioni e senza errore di conio) anche fino a 150 euro.
Si tratta dello Stipel del 1927, caratterizzato dalla scritta “S.T.I.P.E.L.” e la sigla dell’azienda produttrice, con al centro il disegno di una cornetta telefonica e in basso l’anno di conio, a cui si aggiunge anche l”Anno V” come traccia del Regime Fascista. Più raro e di valore il gettone Telve, coniato in ottone nel 1932: in buone condizione può essere venduto per una cifra tra i 220 e i 300 euro, mentre se in condizioni perfette può anche arrivare a valere 350 euro.
Il gettone che vale di più pare però essere il Teti, coniato dalla Teti di Roma nel 1935; molto raro, ha sul dritto la scritta “Teti” su un reticolato a quadretti. Se ben conservato vale sui 250 euro, ma se si possiede la versione con la scritta “prova” o altri difetti di conio, il valore può salire anche fino a 10000 euro.
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