Una indagine di ricerca risponde alla più classica delle domande provenienti da chi è vittima di attacchi ransomware: meglio pagare o non pagare il riscatto?
Si tratta di un fenomeno che colpisce soprattutto le aziende radicate sul territorio – emblematica, in quest’ottica, la vicenda che ha interessato la Colonial Pipeline, uno dei maggiori fornitori di carburante negli Stati Uniti – eppure non appare inusuale che a farne le spese siano anche i semplici utenti del web, funestati dalle insidie della rete. La pratica del ransomware è ancora ad oggi oscurata dai più classici attacchi phishing, ma per chi se ne imbatte resta impellente un interrogativo: meglio pagare il riscatto, oppure è forse più legittimo declinare le richieste economiche avanzate dagli hacker?
Si tratta di una domanda alla quale la società Cybereason ha tentato di dar una risposta, ma prima di sviscerare l’argomento è bene compiere un passo indietro, al fine di una miglior chiarezza espositiva. Cosa si intende per ransomware? Per i meno esperti, tale termine afferisce ad un particolare tipo di malware che colpisce il dispositivo della vittima, limitandone una qualche funzione. Immaginate di non poter più avviare il vostro PC a causa di una schermata ingegnata dagli hacker: non c’è modo di bypassarla, se non pagare un riscatto per convincere il cybercriminale a rimuovere l’ostacolo. Ecco, questo è il ransomware.
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Vale la pena accontentare le ingenti richieste economiche degli hacker? La risposta è “dipende” e a confermarlo è l’indagine promossa da Cybereason. Perché se è vero che il pagamento del riscatto permette di superare la limitazione e tornare nella disponibilità del proprio dispositivo, è tuttavia altrettanto indubbio che l’invio del denaro agli hacker non impedisce di imbattersi nuovamente nel fenomeno del ransomware. Anzi, i dati condivisi dalla fonte dimostrano l’esatto contrario.
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Stando alle rilevazioni di Cybereason condivise dalla redazione statunitense di VentureBeat, l’80% delle aziende che decidono di accontentare le richieste economiche degli hacker finiscono nuovamente per esser vittima di un nuovo attacco cybercriminale. Coincidenza? Tutt’altro, visto che nella quasi metà dei casi chi conduce l’attacco è la stessa organizzazione criminale che ha già disposto il primo ransomware.
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