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Privateer lancia Wayfinder, una mappa 3D per tracciare i detriti spaziali e satelliti in orbita

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A. Roberto Finocchiaro

La start-up Privateer, di proprietà di Steve Wozniak, esordisce ufficialmente con Wayfinder, un’app il cui obiettivo è quello di monitorare gli oggetti spaziali che orbitano intorno alla Terra

Non è un mistero che il co-fondatore di Apple, Steve Wozniak, stia guardando con interesse allo spazio. E non per mero opportunismo legato al business, ma per dare un contributo importante a un tema delicato e forse anche sottaciuto: la quantità di detriti spaziali e di costellazioni dei satelliti nell’orbita bassa terrestre.

L’ultimo progetto di Steve Wozniak (Screenshot Privateer)

Sotto questa spinta propositiva, l’informatico nato negli Stati Uniti ma dalle origini ucraine e polacche ha infatti annunciato un nuovo progetto che coinvolge in qualità di frontman la sua start-up Privateer. L’obiettivo è espresso nel sito ufficiale: “le nostre vite dipendono da ciò che c’è nello spazio“. Come dire, impariamo a non sottovalutare un tema che invece riguarda tutti noi, prima che sia troppo tardi. Lo aveva espresso d’altronde anche la stessa Agenzia Spaziale Europea (ESA): “sarà difficile operare nello spazio in sicurezza se si continua in questo modo, complice l’elevato numero di oggetti in orbita

In effetti, il progetto ha una matrice ben definita: sensibilizzare l’opinione pubblica. E come se non attraverso una rappresentazione visiva che permetta di toccare con mano, al di là di quelli che sono i meri e “freddi” dati numerici, sul problema legato all’enorme quantità di detriti e di satelliti che si affastellano nello spazio? Tutto merito di un’app di tracciamento spaziale denominata Wayfinder, annunciata lo scorso settembre e finalmente pronta a mostrarsi al pubblico.

Un problema che coinvolge tutti

Le ripercussioni rispetto al tema della quantità di detriti spaziali nell’orbita bassa terrestre (Screenshot Privateer)

Basterà entrare in questa pagina e trovarsi immersi in una visione “pesante” che esprime lucidamente lo stato dell’arte. L’utente avrà la possibilità di interagire in modo fine con la rappresentazione medesima, potendo filtrare i dati e imparare anche a prendere confidenza con l’argomento e avere un quadro migliore su cosa sta accadendo lassù. Ragguardevole in tal senso il lavoro condotto da Privateer, il cui database poggia sui dati provenienti da quattro fonti (segnatamente, US Space Command, Planet Labs, JSC Vimpel e SeeSat-L), ma con la prospettiva futura di crescere, grazie all’utilizzo di ulteriori soluzioni provenienti tanto dai patner della start-up quanto a quelle realizzate internamente. È importante precisare che l’API di Privateer sarà presto condivisa con tutti gli sviluppatori di applicazioni spaziali

Privateer snocciola anche qualche numero di accompagnamento, tanto per andare sul concreto. Il problema dell’affollamento dell’orbita terrestre bassa, aggravato dalla presenza di satelliti (attivi e inattivi) e detriti, si può esprimere nei seguenti dati: oltre 27.000 oggetti di fattura terrestre orbitano intorno al Pianeta e hanno dimensioni maggiori di una pallina da softball; sfiorano i 100 milioni, invece, il numero di rifiuti spaziali aventi dimensioni superiori al millimetro.

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A. Roberto Finocchiaro

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