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Applicazioni

Nearby Share rende tutto più semplice: i dettagli dell’ultimo update

Published by
Pasquale Conte

Nuovo importante aggiornamento quello che ha pronto Google per il suo Nearby Share. Condividere sarà più semplice che mai

Un po’ come succede con i dispositivi Apple tramite AirDrop, da anni anche Google ha messo a disposizione del suo ecosistema di prodotti un servizio di sharing facile e veloce. Si chiama Nearby Share e, tramite bluetooth e WiFi, permette l’invio istantaneo di foto, video, documenti e tanto altro in più.

Presto Nearby Share si aggiornerà con alcune interessanti novità (screenshot)

Big G conosce bene le potenzialità del servizio, tanto che sta lavorando per rendere il tutto ancora più funzionale e soprattutto incline alle richieste degli utenti. A tal proposito, c’è un nuovo aggiornamento che sembra essere in dirittura d’arrivo e che renderà la condivisione ancora più semplice.

Nearby Share, tutti i dettagli dell’ultimo aggiornamento

Con la versione attuale di Nearby Share, per condividere un file con qualcuno nelle vicinanze c’è bisogno che venga approvata una richiesta. Stando a quanto riportato dall’esperto Mishaal Rahman su Twitter, però, presto ci sarà una via secondaria e ancor più veloce. Con la nuova modalità “self-share”, infatti, sarà possibile inviare e ricevere documenti da altri device connessi allo stesso account Google in maniera istantanea. Senza bisogno di fornire alcun consenso.

Almeno per il momento, il rollout non è ancora partito in versione globale e non si sa quanto sarà ancora necessario aspettare. Il progetto c’è, anche perché è stato lo stesso Rahman a condividere sul suo account di Twitter una schermata che mostra quella che sarà l’interfaccia per permettere l’abilitazione del self-share tramite Nearby. Ancora una volta, Big G dimostra di ascoltare i feedback dei propri utenti e di agire di conseguenza. Più volte in passato si era letto di polemiche legate proprio a questa forma quasi “burocratica”, che richiedeva ogni volta il consenso per accettare file che provenivano da dispositivi connessi allo stesso account Google. E quindi presumibilmente dello stesso proprietario.

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Pasquale Conte

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