L’FTC ha mosso causa contro il gruppo Meta e punta a smantellare l’ecosistema industriale creato in questi anni: di cosa viene accusata l’azienda di Zuckerberg e qual è il destino di Facebook e Instagram?
In questi anni la Federal Trade Commission ha lavorato incessantemente per contrastare le pratiche di mercato illegali e quelle giudicate al limite della correttezza. Di certo ricorderete il processo avviato contro Microsoft in seguito all’acquisizione di Activision/Blizzard, processo che mirava a bloccare l’acquisizione del colosso del gaming per evitare una situazione di potenziale monopolio dell’azienda di Redmond in ambito videoludico.
La stessa Microsoft era finita nel mirino della FTC già nel 2001, quando l’ente governativo statunitense riscontrò l’effettivo monopolio dell’azienda allora capitanata da Bill Gates in ambito di Personal Computer. In entrambi i casi l’azione legale non ha portato allo smantellamento dell’azienda e al blocco di acquisizioni, ma è servita a porre i riflettori su aspetti della regolazione del mercato che hanno modificato gli ambiti in cui l’azienda di Redmond si stava muovendo per consolidare la propria posizione.
La causa intentata a Meta è più o meno dello stesso tipo. La commissione accusa l’azienda di aver creato un monopolio dei software di social networking, non tramite la proposta di servizi e l’ampliamento della propria offerta, bensì attraverso l’acquisizione di quelle aziende che stavano emergendo con forza e che, se lasciate indipendenti, avrebbero potuto erodere la base installata di Facebook e alla fine soppiantarlo.
Il riferimento è chiaramente alle acquisizioni di Instagram (2010) e WhatsApp (2012), applicazioni di social networking che ancora oggi sono leader di mercato e che probabilmente sono più profittevoli per Meta di quanto non lo sia Facebook.
Pur non potendo negare che attualmente si trovi in una posizione di dominio del settore dei social network, Meta nel corso delle scorse settimane ha cercato di illustrare ai giudici la propria visione del mercato, portando testimonianze e documenti che attestano non solo come la concorrenza vi sia ancora – esistono app come Telegram, X, TikTok e Snapchat (solo per citare le più note e diffuse) – ma anche che il settore di riferimento non è solo quello dei social, bensì quello delle app d’intrattenimento in generale.
Qualora il giudice Boasberg dovesse prendere per buona la linea difensiva presentata dal colosso americano, bisognerebbe considerare come avversari commerciali di Meta anche Google e Amazon, dunque anche applicazioni come YouTube e Twitch. La fase di ascolto delle due parti è ormai conclusa e il tribunale sta valutando tutti gli elementi in vista della decisione definitiva.
Appare complesso sin da ora che possa essere presa una decisione drastica che obblighi Meta a smantellare l’ecosistema costruito nel tempo, anche perché all’epoca le acquisizioni sono state approvate senza riserve. Possibile però che venga cambiato il quadro normativo relativo a questo settore e che Meta sia costretta a fare delle concessioni che garantiscano la crescita del settore al di fuori della propria influenza.
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