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Social

Meta ci ricasca: il sistema che può vedere nelle tue gallerie private

Published by
Valeria Poropat

Meta sta testando una nuova funzione. Fin qui niente di male se non fosse che per usarla, dovete dare alla società libero accesso anche alle foto private. Ve la sentite?

Ormai pare che non possiamo più fare a meno della presenza dei social media. Tutti, bene o male, possediamo almeno un profilo ed è chiaro che, visto il mercato di questa tipologia specifica di piattaforme, siamo tutti bene o male collegati all’universo di Meta. La società ora starebbe lavorando a una novità che dovrebbe avere lo scopo di rendere più divertente la vita degli utenti stessi di Facebook, per esempio.

Meta ci ricasca: il sistema che può vedere nelle tue gallerie private – cellulari.it

Ma la novità, apparsa sotto forma di messaggio a diversi utenti, punterebbe in una direzione un po’ più sinistra. A tanti online è stato chiesto, nel momento in cui hanno provato ad aggiungere qualcosa alla propria storia, se per caso non volessero una mano da Facebook a scegliere che cosa pubblicare nel futuro. Cosa implica accettare?

Sei sicuro di voler dare a Meta accesso anche a quello che non hai ancora pubblicato?

Meta non molto tempo fa ha riconosciuto di aver utilizzato in maniera massiccia tutto quello che abbiamo pubblicato su Facebook e Instagram a partire dal 2007 per poter addestrare la propria intelligenza artificiale. Adesso un nuovo messaggio ha cominciato a circolare e tanti sono preoccupati che il prossimo passaggio sia l’utilizzo delle proprie immagini private per addestrare l’intelligenza artificiale che Meta ha già costruito.

Sei sicuro di voler dare a Meta accesso anche a quello che non hai ancora pubblicato? – cellulari.it

Interpellata al riguardo, la società ha chiarito che non è questo lo scopo della funzione (per ora), ma rimane una zona grigia nei termini di utilizzo. Una zona grigia che per esempio, se si va a guardare quello che si accetta che Google Foto faccia, non c’è.

Perché in pratica quello che Meta si offre di fare è di processare attraverso il cloud le foto che si trovano all’interno dello smartphone e che non sono state ancora caricate sui social per fornire suggerimenti di quei contenuti che potrebbero essere pubblicati, magari per festeggiare un compleanno.

La funzione è volontaria, a differenza di altre, e c’è quindi modo di sfuggire. Il sentimento di tanti online però è che dietro questo esperimento, definito innocuo in una dichiarazione ufficiale, ci sia poi più in là, quando magari ci siamo dimenticati di aver accettato che Meta trasformi tutta la nostra vita per noi in un carosello da condividere, una più massiccia ingerenza nella privacy.

Anche se, una volta che il servizio è riuscito a entrare all’interno del rullino della fotocamera virtuale del cellulare, è difficile immaginare che ci sia qualcos’altro cui possa voler arrivare.

Volendo essere maligni, l’incentivo a pubblicare e a controllare quello che c’è sul rullino e che potrebbe essere papabile per i social è un modo per evitare che ci sia un’eventuale penuria di contenuti su cui poi effettivamente addestrare l’intelligenza artificiale. Non ce ne voglia Meta, ma visto quello che succede nell’ambito dell’addestramento delle IA, l’adagio di cominciare a pensare comunque male diventa affascinante.

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Valeria Poropat

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