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LinkedIn sotto attacco: i dati di 600 milioni di account finiti sul dark web

Published by
A. Roberto Finocchiaro

Ennesimo attacco hacker ai danni di LinkedIn e a farne le spese sarebbero stavolta 600 milioni di account. 

L’ennesimo attacco hacker subìto da LinkedIn (PixaBay)

LinkedIn bersaglio facile degli hacker. Non sembra esserci pace per il social network per lavoratori, già al centro di alcuni spinosi casi di sicurezza registrati ad aprile e a fine giugno. Non c’è due senza tre, dicevano gli antichi. Ed è sull’onda di uno dei motti più popolari che si affaccia in rete la notizia – l’ennesima – di un attacco cybercriminale approntato ai danni della piattaforma di proprietà di Microsoft.

Stando a quanto raccolto da alcune pagine specialistiche, sono state trafugate informazioni legate a 600 milioni di profili, per inciso quasi la totalità degli iscritti su LinkedIn. Un tesoretto certamente notevole, finito mestamente in vendita sul dark web a prezzi che, sebbene non precisati, sarebbero addirittura inferiori rispetto ai precedenti data leak subìti dal social network nei mesi scorsi.

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Niente panico

L’attacco hacker subìto da LinkedIn potrebbe far da assist per campagne phishing (PixaBay)

Onde evitare ingiustificati allarmismi, precisiamo sin da subìto che la notizia non dev’esser travisata in senso negativo o pessimistico. Lo conferma d’altronde la stessa LinkedIn, che ha immediatamente ribadito la scarsa incisività dell’attacco hacker, quantomeno nell’ottica delle possibili future conseguenze a danno degli utenti. Detto in altri termini, è vero che qualcuno è riuscito a sfruttare qualche falla tecnica del social network al fine di metter le mani su un prezioso tesoretto di informazioni private, ma si tratta – è bene chiarirlo – di dati non troppo pericolosi, come email, nome e cognome, collegamenti ad account indirizzanti ad altrettanti social network e similari. Indicazioni teoricamente accessibili e visualizzabili da qualsiasi utente registrato su LinkedIn.

Vogliamo essere chiari – ha affermato l’azienda in una nota diramata in queste ore – non si tratta di una breccia nei nostri server e, di conseguenza, nessuna informazione privata è stata trafugata dai cyber-criminali“.

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La notizia, ad ogni buon conto, non va comunque sottovalutata. I dati sottratti potrebbero infatti far da base per attacchi phishing o campagne spam da approntare nel futuro. Consigliamo quindi di restare in allerta e cancellare immediatamente eventuali messaggi sospetti o poco credibili, specie se indirizzanti a pagine web pressoché sconosciute.

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A. Roberto Finocchiaro

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