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Non solo cellulari

Il metaverso sarà un flop? Spunta un’interessante ricerca a riguardo

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Pasquale Conte

Negli ultimi tempi non si fa altro che parlare del metaverso, la nuova frontiera del web per i prossimi anni. Ma sarà veramente un successo o no? C’è un’interessante ricerca a riguardo

Ad aver aperto le porte a questo nuovo mondo ci ha pensato Mark Zuckerberg con il rebranding di Facebook in Meta. Una mossa che, di fatto, ha permesso al metaverso di diventare un argomento comune di discussione per gli utenti. Con la conseguenza che le grandi aziende hanno già iniziato ad investirci somme molto importanti.

Una recente ricerca si è soffermata sulle abitudini e prospettive dei consumatori in merito al metaverso (Adobe Stock)

L’idea è quella di creare una sorta di e-commerce completamente virtuale. Ma i consumatori saranno propensi ad acquistare nel metaverso? Sì e no. E’ spuntata un’interessante ricerca a riguardo, nella quale sono state chieste ad un campione di persone le preferenze e le aspettative a tal proposito. I dati sono a tratti sorprendenti.

I dati dell’ultima ricerca focalizzata sul metaverso

Per gli acquisti dei beni virtuali, sono i più giovani appartenenti alla Gen Z quelli più propensi alle transazioni (Adobe Stock)

 

Ad aver condotto la survey ci ha pensato Productsup, prendendo come campione 5700 consumatori di età pari o superiore ai 16 anni. L’obiettivo è stato capire le preferenze in merito a ciò che sarà il metaverso e le possibili azioni da compierci. Un dato sorprendente riguarda gli acquisti, con il 60% degli intervistati che ha dichiarato di non avere, almeno per il momento, nessun interesse a procedere con transazioni per avere beni virtuali. Questo non vuol dire che il metaverso sarà un flop assoluto, anche perché si ipotizza un giro d’affari pari a 800 miliardi di dollari entro il 2024.

In generale, la Gen Z risulta più propensa ad effettuare acquisti nel metaverso. Soprattutto quando l’azienda si muove nel rispetto dei principi di trasparenza e sostenibilità. I consumatori vogliono avere informazioni il più possibile precise in merito a biodegradabilità del prodotto. Risultano molto gradite le soluzioni ibride, con un rapporto tra fisico e digitale che porta a valori aggiunti per gli utenti. Per esempio, acquistando un prodotto in negozio ma avendo informazioni extra tramite l’app del rivenditore. 

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Pasquale Conte

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