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Huawei Pay arriva in Europa, ma la strada è in salita

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A. Roberto Finocchiaro

Huawei Pay debutta in Germania, portando anche in Europa la piattaforma dei pagamenti digitali del produttore cinese. Resta tuttavia ancora importante il divario con il più consolidato Google Pay.

(AdobeStock)

Huawei fa un’altra mossa in vista del completamento dei propri servizi digitali su smartphone. Il produttore di Shenzhen ha infatti ufficializzato l’approdo in Europa della piattaforma proprietaria dedicata ai pagamenti online, colmando – sia pure in apparenza – una importante lacuna provocata dall’assenza dei Google Mobile Services. Da capire la data di approdo del servizio anche in Italia.

Huawei Pay ha finora rappresentato una mera esclusiva appannaggio dei consumatori asiatici e la notizia odierna va pertanto a confermare le strategie del colosso cinese, sempre più intenzionato ad irrobustire, su scala pressoché globale, il proprio ecosistema mobile. C’è tuttavia un problema: la soluzione di pagamenti mobile firmata Huawei non pare scalfire l’egemonia del più collaudato (e a questo punto alternativo) Google Pay, specie sotto il versante della praticità.

Basti considerare, in questo senso, il meccanismo di funzionamento di Huawei Pay, il quale poggia su un sistema di codici a barre di stretta affinità con Bluecode. Gli svantaggi sono evidenti, in quanto il consumatore dovrà aprire un’app aggiuntiva (necessaria ogni volta per il pagamento) e scansionare l’apposito codice nei registratori di cassa. Senz’altro più immediata è invece la soluzione di Google Pay, incentrata sul pagamento senza contatto tramite l’apposito tag NFC. A ciò si assomma un’ulteriore considerazione: Bluecode è poco supportato in Germania, luogo che ha fatto da apripista all’esordio europeo di Huawei Pay.

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La crescita dell’ecosistema Huawei

(AdobeStock)

L’auspicio è che il meccanismo proprietario dei pagamenti digitali messo a punto da Huawei possa essere migliorato nel prosieguo, tanto per praticità quanto per diffusione. In ogni caso, vale comunque la pena rimarcare gli sforzi profusi dall’azienda cinese, la quale sta in tutti i modi tentando di sopperire alla mancanza dei servizi Google, conseguenza per inciso diretta del ban imposto dall’amministrazione Trump.

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Emblematica è, in questo senso, la crescita di AppGallery, che può fregiarsi dell’app Immuni grazie ad un apposito lavoro svolto da Huawei e da uno sviluppatore italiano, mentre sul fronte mobile l’attesa è rivolta al 22 febbraio, data di esordio del nuovo Mate X2.

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A. Roberto Finocchiaro

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