Il Vicepresidente di Google Pandu Nayak ha annunciato ufficialmente un importante cambiamento nell’algoritmo del motore di ricerca.
In arrivo un grande cambiamento per Google: è stata ufficialmente annunciata la modifica degli algoritmi di ricerca per proteggere più efficacemente le vittime di harassment e molestie online, soprattutto seriali. La decisione è stata presa in seguito alla pubblicazione di un articolo sul New York Times, che ha messo in luce una forte limitazione del motore di ricerca più utilizzato al mondo. L’algoritmo può essere potenzialmente distruttivo se utilizzato dalle persone sbagliate con l’intenzione di rovinare la reputazione dei propri “nemici” online, e con la crescente consapevolezza e preoccupazione per le problematiche di cyberbullismo, stalking e molestie online, l’azienda ha reagito prontamente.
Il Vicepresidente di Google Pandu Nayak ha risposto alle preoccupazioni degli utenti e confermato la decisione in un post sul blog ufficiale:
Negli anni in cui abbiamo costruito Search, il nostro approccio è rimasto coerente: prendiamo esempi di query per cui non abbiamo offerto risultati di alta qualità , e cerchiamo dei modi per migliorare i nostri algoritmi. Così facendo, non “ripariamo” query individuali, che sono spesso un sintomo di una classe di problemi che affliggono molte altre query. La nostra capacità di affrontare i problemi continua a guidare l’industria, ed abbiamo implementato tecnologie avanzate, strumenti e segnali di qualità negli ultimi 20 anni, migliorando il funzionamento di Search ogni giorno.
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Per aiutare le vittime di casi straordinari di molestie online e campagne di odio, Google implementerĂ ulteriori misure per arginare i danni subiti: una volta inoltrata una richiesta di rimozione di contenuti da un sito con pratiche predatorie, le protezioni di ranking saranno automaticamente applicate per diminuire la visibilitĂ di siti web simili nei risultati di ricerca.
Quest’approccio è simile a quello adottato nei confronti delle vittime del revenge porn: Google permette agli utenti di richiedere la rimozione di pagine web che contengono informazioni sulla loro persona già dal 2018, oltre a penalizzare il ranking dei siti conosciuti per queste pratiche nei risultati di ricerca.
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