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Scienze

Gero AI, l’intelligenza artificiale per “hackerare” l’invecchiamento

Published by
Raffaele Pigneri

Gero AI usa l’intelligenza artificiale per analizzare dati biometrici raccolti da smartphone e indossabili e capire come stiamo invecchiando.

Gero Sense è l’API che integra la raccolta di biomarker sulle app per predire come invecchiamo (image from gerosense.ai)

Dati biometrici collezionati tramite smartphone e dispositivi indossabili per predire e “hackerare”, manomettere i nostri processi di invecchiamento. È questa l’idea alla base di Gero AI, società di Singapore già ribattezzata startup della longevità e che – come dice anche la denominazione sociale – fa leva sull’intelligenza artificiale per promuovere un invecchiamento più salutare. La longevità dovrebbe arrivare come naturale conseguenza.

Perché diciamocelo, con gli immensi e un tempo inimmaginabili progressi che ha fatto la medicina nell’ultimo secolo, il problema non è certamente quello di una vita lunga. In Italia, ad esempio, la durata media ha stabilmente varcato la soglia degli 80 anni. Semmai dovremmo lamentarci del fatto che ci arriviamo pieni di acciacchi e con prescrizioni mediche giornaliere lunghe quanto una lista della spesa. Insomma, di tempo a disposizione ne abbiamo, la salute per godercelo lascia invece parecchio a desiderare.

Al netto di predisposizioni genetiche o patogeni esterni imponderabili, il ruolo principale nell’invecchiamento “cattivo” lo giocano le nostre pessime abitudini di vita. Stress, alcool e cibo spazzatura, scarsissima o nulla attività motoria sono solo alcuni dei fattori che compromettono il nostro benessere.

Gero AI lancia la API per elaborare i biomarker tramite le nostre app preferite

Gero AI, anche un semplice contapassi può essere usato per tracciare dati biometrici (Photo by Onur Binay on Unsplash)

Queste sono le premesse considerate dal fondatore di Gero AI, lo scienziato russo Peter Fedichev. Fisico terorico per formazione, Fedichev si è poi specializzato in biotecnologia molecolare e in machine learning applicato alla ricerca farmacologica. Ora la sua Gero ha pubblicato un paper in cui spiega che i dati raccolti via smartphone e dispositivi indossabili aiutano a predire l’invecchiamento biologico con un’accuratezza simile a quella offerta dagli esami del sangue.

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“Non possiamo ridurre la salute a un semplice numero – premette Fedichev – ma l’età biologica è un indicatore affidabile di quello che passiamo, di quanto tossico può essere il nostro stile di vita. Il rapporto tra l’età biologica e quella anagrafica si chiama acceleratore biologico e ci permette di predire quanto siamo esposti a malattie croniche, stagionali e alle complicazioni che le potrebbero accompagnare”.

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Gero AI ha messo a disposizione degli sviluppatori una API chiamata GeroSense, che permette di integrare il proprio modello di intelligenza artificiale per la raccolta e l’elaborazione dei biomarker a qualsiasi app per il fitness o per il monitoraggio della salute. Per adesso la piattaforma di sviluppo è a pagamento. “Il nostro obiettivo ultimo è passare i dati al setaccio e vedere come sono influenzati dalla genetica. Ma anche senza arrivare a tanto, i biomarker sono di grande aiuto già da soli, perché ci dicono quanto ci stiamo indebolendo e che rischio abbiamo di ammalarci in futuro“.

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Raffaele Pigneri

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