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Fibra ottica TIM: i cavi sottomarini utilizzati per monitorare gli eventi sismici

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A. Roberto Finocchiaro

I cavi sottomarini in fibra ottica TIM sono stati utilizzati per rilevare i terremoti durante un’esperimento condotto dall’Ingv e Gfz

Scienza, tecnologia e infrastrutture sono i tre protagonisti dell’innovativo esperimento condotto dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) insieme al GeoForschungsZentrum di Potsdam (Gfz). L’obiettivo della ricerca è sicuramente ambizioso, oltre che innovativo e coerente con gli studi approntati da ormai qualche anno a questa parte: monitorare gli eventi sismici connessi alle attività vulcaniche attive attraverso uno strumento tutt’altro che dedicato allo scopo, quantomeno nella sua veste tradizionale, ossia la fibra ottica.

L’esperimento condotto da Ingv e Gfz (Unsplash)

La ricerca ha coinvolto i cavi in fibra ottica sottomarini di TIM, che si sono trasformati per circa un mese – questa è stata infatti la finestra temporale che ha accompagnato l’esperimento svoltosi nelle acque della Sicilia, unico in Italia – in un vero e proprio sensore sismico che ha permesso di incamerare in modo chiaro i segnali registrati. In particolare, l’esperimento ha interessato il collegamento in fibra ottica tra la centrale TIM di Vulcano e Milazzo (provincia di Messina), un tratto la cui estensione ammonta a circa 50 chilometri via mare.

Per addivenire allo scopo, nella centrale TIM di Vulcano è stato installato un dispositivo DAS (Distributed Acoustic Sensing), un sistema che utilizza cavi in fibra ottica per ottenere informazioni, trasformandoli in sensori in movimento. Questa tecnica invia impulsi di luce nella fibra e misura la quantità di luce che torna indietro. In questo modo, in presenza di scosse sismiche in prossimità dei cavi, il movimento delle fibre restituisce una luce in modo differente. Analizzando i movimenti, è possibile ricavare il movimento della terra.

L’esperimento ha permesso di raccogliere circa 20 terabyte di dati

L’esperimento è durato un mese e ha permesso di raccogliere circa 20 terabyte di dati (AdobeStock)

La sperimentazione ha permesso di incamerare un quantitativo importante di dati (circa 20 terabyte) che sono stati affidati agli scienziati per dare spiegazione del risveglio dell’attività vulcanica nell’isola.

Non è la prima volta che la fibra ottica viene utilizzata sperimentalmente come gigantesco sensore sismico. Non a caso si parla di fiber sensing, perché sfrutta alcuni particolari vantaggi della fibra ottica, tra cui l’assenza di disturbi elettromagnetici e l’efficacia contro sbalzi di temperature o di pressione, fattori quest’ultimi che permettono di garantire una precisione accurata nel recupero di dati e di informazioni.

I risultati della sperimentazione sono incoraggianti e confermano una volta in più le potenzialità della fibra ottica.

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A. Roberto Finocchiaro

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