Facebook continua a perseguire la politica di abbattimento di alcuni blocchi sulla sua piattaforma, fondata nel 2004 da Mark Zuckerberg. Via il veto sui quei post pro teoria complottista riguardo alla nascita in laboratorio del Coronavirus, complice anche la politica del nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha richiesto un ulteriore indagine all’intelligence, via la protezione sui politici da alcune regole di moderazione sui contenuti, come rivelato da The Verge.
L’impresa statunitense che controlla i servizi di rete sociale anche di Instagram, WhatsApp e sviluppa i visori di realtà virtuale Oculus Rift, intende mettere fine alla sua prassi di esentare i politici da quel tanto chiacchierato “trattamento speciale” che ha sollevato non poche polemiche.
Facebook dovrebbe annunciare la sua risposta alle raccomandazioni del board di sorveglianza avanzate con la sospensione di Donald Trump dalla piattaforma. Le stesse regole dovrebbero essere applicate a tutti gli utenti.
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Attualmente la società attualmente esenta i post e gli annunci dei politici dal suo programma di verifica dei fatti di terze parti e la sua “esenzione dalla notiziabilità” consente i post che infrangono le regole dei politici sul sito se l’interesse pubblico supera il danno. Il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, ha a lungo sostenuto che non si dovrebbe sorvegliare il discorso dei politici e starebbe passando dalla teoria alla pratica. Nelle raccomandazioni del consiglio Mark Zeuckerberg avrebbe sottolineato che le considerazioni sulla “notizialità” non dovrebbero avere la priorità quando sono necessarie azioni urgenti sulla piattaforma per prevenire “danni significativi”.
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Il consiglio ha anche affermato che le politiche esistenti di Facebook, come decidere quando il materiale è troppo degno di nota per essere rimosso o quando intraprendere azioni su un account influente, devono essere comunicate più chiaramente agli utenti.
Facebook è stato preso di mira da coloro che pensano che dovrebbe abbandonare il suo approccio a mani libere al discorso politico. Ma è stato anche criticato da chi, compresi i legislatori repubblicani e alcuni sostenitori della libera espressione, che hanno visto il divieto di Trump come un inquietante atto di censura.
Il consiglio ha concesso sei mesi per decidere una “risposta proporzionata” nel caso Trump, che potrebbe vedere l’account dell’ex presidente ripristinato, oppure bloccato in modo permanente o sospeso per un periodo di tempo definito. A tal riguardo Facebook non ha ancora annunciato una decisione sul ripristino dell’account dell’ormai ex presidente degli Stati Uniti, bloccato anche su altre piattaforme.
Un cambio di direzione, dunque, piuttosto netto: dai prossimi giorni via al cambiamento: i contenuti pubblicati da politici e capi di Stato non dovrebbero più essere schermati da eventuali sanzioni, salvo casi eccezionali dei quali Facebook però dovrebbe rendere conto di volta in volta. I dettagli sul nuovo approccio alla moderazione dei contenuti dei politici dovrebbero essere annunciati a breve.
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