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DOOM: The Dark Ages, la recensione: tutto quello che c’è da dire sul gioco

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Fabio Scapellato

Con Doom: The Dark Ages ID Software ha provato a modificare la formula per offrire un’esperienza di gioco dal gusto familiare ma innovativa, un esperimento che ha funzionato solo a metà.

Quando parliamo di Doom ci troviamo di fronte ad uno dei capisaldi dell’industria e della storia videoludica. Lo sparatutto di ID Software ha il merito di aver introdotto un genere, di essere il capostipite di un’intera area di videogiochi che nel tempo si è ampliata a dismisura e ci ha regalato perle di prima grandezza.

DOOM: The Dark Ages, la recensione: tutto quello che c’è da dire sul gioco – steam.com – cellulari.it

A metà degli anni ’90 il mondo dei videogiochi era letteralmente invaso di “Doom’s like” esattamente come oggi lo è di “Soul’s Like”, poi con il passare degli anni gli sparatutto sono diventati qualcosa di differente, abbandonando l’anima arcade delle origini e declinandosi da un lato in competitivi multiplayer e dall’altro in immersive sim e più in generale in esperienze narrative.

La successiva evoluzione degli sparatutto ha visto poi l’ingresso dei looter shooter, dei battle royal e degli extraction shoteer, generi multiplayer con componenti narrative e/o introduzione di funzioni PVE (dunque giocabili anche senza altri giocatori umani). In un simile contesto così evoluto e variegato, Doom ha fatto il suo ritorno nel 2016, con il primo capitolo della saga “moderna”.

Lo ha fatto innovando la formula originaria ma senza tradirla, una magia che ha permesso anche ai giocatori più giovani di apprezzare uno stile di gioco maggiormente arcade e frenetico rispetto ai competitor attuali. Con il secondo capitolo della nuova trilogia ID Software ha fatto di più, aggiungendo una componente strategica in grado di rendere più ragionato l’incedere.

Un’aggiunta gradita ad utenza e critica che è stata portata anche in The Dark Ages però smussata e ulteriormente modificata. La presenza di scudo e attacco melee rende l’ultimo capitolo di Doom più ragionato, abbassa i ritmi e consente anche a chi non ama le sparatorie frenetiche di apprezzare il gameplay.

Doom: The Dark Ages è un altro centro per ID Software?

Gli ingredienti per un altro capolavoro ci sono tutti. Il nuovo Doom è letteralmente un miracolo tecnico, non solo perché non presenta cali di frame e permette un’esperienza di gioco fluida e appagante, ma anche perché a livello di colpo d’occhio complessivo è tra i giochi più belli di questa generazione. Il gameplay mutuato e aggiornato di Eternal funziona alla grande ed è il punto forte del gioco, inoltre l’atmosfera “Medievale” conferisce un fascino unico a tutta l’esperienza.

Doom: The Dark Ages è un altro centro per ID Software? – Steam.com – Cellulari.it

Non tutto oro è ciò che luccica però. Il level design dei livelli è spesso piatto e questo rende l’esplorazione poco appagante. Ci sono inoltre dei problemi di ritmo generati dalla volontà dello sviluppatore di offrire una maggiore varietà di situazioni di gioco. Oltre alle classiche sparatorie in mezzo ad una moltitudine di avversari con caratteristiche differenti, infatti, in The Dark Ages ci sono delle fasi a cavalcioni di un drago e a bordo di un mecha.

Queste fasi pensate per dare respiro al giocatore e per offrirgli un ritmo di gioco differente semplicemente non funzionano e presto diventano un fastidio necessario prima di tornare alle classiche arene. Infine la componente narrativa – mai stata il punto di forza della saga – presta il fianco ad una serie di cliché che rendono il tutto poco interessante.

Si tratta dunque di un passo falso? Non esattamente, The Dark Ages funziona alla grande quando resta ancorato alle origini e alle caratteristiche base della saga, ma fallisce nel tentativo di offrire qualcosa di differente dal solito. Il risultato è dunque un gioco che alterna fasi di assoluta grandezza ad altre assolutamente dimenticabili. Nel complesso però è un’esperienza che vale la pena di essere vissuta e che farà felici gli appassionati di questo genere videoludico oltre ai fan di vecchia data.

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Fabio Scapellato

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