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Dagli USA la pellicola tech per proteggere le ciliege, ma all'Expo 2015 si pensa all'agricoltura sostenibile

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La pellicola, chiamata SureSeal, ha la medesima funzione della pellicola trasparente che viene utilizzata nel settore alimentare, ma verrà venduta in forma liquida per essere spruzzata sulle ciliegie. All'Expo 2015 invece si pensa al sost

L’Oregon Universitiy negli Stati Uniti ha realizzato un biofilm a base di cellulosa, che, una volta spruzzato sulle ciliegie crea una pellicola trasparente proteggendo il delicato frutto dagli agenti atmosferici; infatti, il maltempo è un grande nemico dei frutti particolarmente delicati e le ciliegie, ogni anno, a causa del clima sempre più precario, stanno arrivando nei nostri mercati  rovinate  ed in quantitativi sempre più scarsi.

La pellicola, che è stata chiamata SureSeal, funziona in modo semplice ed intuitivo, con in pratica la medesima funzione della pellicola trasparente che viene utilizzata nel settore alimentare, ma verrà venduta sul mercato in forma liquida..

I coltivatori dovranno spruzzare il prodotto sulle piante due volte durante una stagione; le goccioline dell’emulsione aderendo ai frutti e alle foglie formeranno una copertura che risulterà elastica, resistente all’acqua, spessa circa 13 micron ed anche commestibile

Durante i testi effettuati negli USA i ricercatori statunitensi hanno irrorato di SureSeal un intero campo di ciliegie; quell’anno tutto il raccolto della stagione è risultato integro e conservato.

Il SureSeal è stato creato da una azienda che si sta specializzando in questo segmento di mercato; infatti negli anni scorsi era già stata menzionata per la creazione di una pellicola che proteggesse i mirtilli dalle intemperie,  frutti ancora più delicati delle ciliegie. La stessa multinazionale si sta ora prodigando per creare una pellicola per difendere le mele.

Sembra che pellicola protettiva sintetizzata in laboratorio non abbia controindicazioni sulla salute uman line-height:107%">a, essendo tutti i suoi costituenti molto naturali; infatti oltre alla cellulosa troviamo sostanze come il calcio e l’olio di palma, due elementi che sono i costituenti base che vengono utilizzati per creare una sostanza simile alla cera e che è l’elemento base di SureSeal.

Insomma, non dovrebbero esserci fattori di rischio, eppure l’olio di palma utilizzato nell’industria alimentare, ultimamente non ha acquisito proprio una buona fama, a causa dell’alta percentuale di grassi saturi che contiene, circa il 47%, costituito dall’ acido palmitico, un acido a lunga catena, nocivo per il sistema cardiocircolatorio. Un prodotto simile non andrà certo a soddisfare le esigenze dell’agricoltura biologica o biodinamica, ma sarà di enorme interesse per chi si occupa di agricoltura intensiva e su vasta scala, visto che il cracking delle ciliegie rende impossibile mettere in commercio i prodotti danneggiati.

Insomma l’agricoltura sta diventando sempre più tecnologica, anche se a volte a spese della salute; ma altre volte si parla anche di aziende che cercano soluzioni che rispettano anche l’ambiente e la salute umana.

All’Expo 2015, ad esempio, nella città di Lodi, verranno proposte da tutto il mondo diverse soluzioni per fare in modo che l’agricoltura dei prossimi anni sappia dare da mangiare a tutti in modo sostenibile.

Infatti, a circa 40 minuti dal polo espositivo di Milano sarà allestito un terreno agricolo dimostrativo di 12.000 metri quadrati. Gianluca Carenzo, direttore del Parco Tecnologico Padano, spiega che “ci sarà una collinetta di quattro metri di altezza, dove proveremo su seminativi, in particolare colture cerealicole, tecnologie di nuova generazione quali la fertirrigazione”.

Il campo sperimentale, aperto al pubblico, è uno spazio per vedere di persona la tecnologia agricola israeliana e sarà anche un’opportunità per promuovere il  Made in Italy; infatti, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha affermato: “Expo è anzitutto una grande occasione per rileggere il progetto agricolo italiano e per confrontarlo con le nuove agricolture emergenti. Credo che la chiave di volta per noi sia concentrata in due parole d’ordine: qualità e organizzazione. Sulla qualità facciamo ancora la differenza quando ci confrontiamo con altri Paesi, sull’organizzazione spesso manchiamo”.

Con questa iniziativa le amministrazioni locali di Lodi sperano di attirare molte persone che potrebbero risultare interessate agli altri 200 progetti culturali e naturalistici che verranno presentati nei successivi sei mesi. 

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