Fai attenzione a non commettere questo errore col congedo parentale, potrebbe costarti il posto di lavoro.
Regolamentato nel nostro paese da diverse leggi, il congedo parentale è il diritto di lavoratori e lavoratrici di assentarsi dalla loro attività lavorativa per curare e assistere i propri figli, fino al 12esimo anno di età.
Per prendere un congedo parentale, è necessario che ci sia un rapporto di lavoro; ogni singolo genitore può usufruire fino a sei mesi per ogni figlio, mentre entrambi possono usufruire fino ad un massimo di dieci mesi complessivamente. Con un decreto legislativo del 2022, il periodo di congedo parentale indennizzabile è stato aumentato da 6 a 9 mesi; l’opzione è sempre fruibile anche con giorni e ore frammentate (il periodo di congedo non deve essere quindi necessariamente continuativo).
Come visto, quindi, il congedo parentale è un diritto del lavoratore, regolato da normative specifiche e dunque qualcosa che va a suo favore; eppure, commettere questo errore significherebbe rischiare il posto di lavoro, entrando in una situazione spiacevole assolutamente da evitare. Bisognerebbe fare sempre molta attenzione, soprattutto perché le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.
Il congedo parentale va utilizzato solamente nei casi previsti dal regolamento, altrimenti si rischia grosso. Con una nuova sentenza (n. 24922 dello scorso 9 settembre) la Suprema Corte di Cassazione, analizzando un caso specifico, ha fatto chiarezza su cosa succede in caso di scorrettezze.
Come riporta QuiFinanza, nello specifico, il caso analizzato ha visto un’azienda scoprire che, il suo dipendente in congedo parentale, lavorava in realtà nell’attività commerciale della moglie. Più volte, nelle giornate di congedo, l’uomo ha svolto attività in uno stabilimento balneare, mentre tra l’altro il figlio non era presente.
A quel punto, l’azienda ha licenziato il suo dipendente, che ha fatto ricorso e ha impugnato la decisione di secondo grado in Cassazione. La Suprema Corte ha però confermato la correttezza del giudice d’appello, sottolineando come l’assenza dal lavoro per congedo parentale deve, obbligatoriamente, riguardare l’assistenza al figlio, come previsto dalla legge.
In caso contrario si è di fronte ad un abuso e le conseguenze sono chiare. Nella sua sentenza, la Cassazione ha ribadito che il congedo a sostegno della paternità ha la finalità di tutelare le esigenze affettive e dello sviluppo del bambino; non sono ammesse quindi deroghe o violazioni.
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