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Con l'App per proteggere le coltivazioni, il biologico diventa hi-tech

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l'Applicazione proviene dagli USA, permette di controllare la semina dei terreni in tempo reale e fornisce suggerimenti agli agricoltori su come contrastare le malattie delle piante, consentendo un minore uso di pesticidi.

Il contadino 2.0 ha le mani morbide e possiede l’iPad, coltiva i campi con macchine che calcolano la giusta distanza per seminare ed eliminano le erbe infestanti con un semplice click.

Dopo la realizzazione dell’erba medica hi-tech, nata dalla collaborazione tra il Cnr (Consiglio nazionale delle Ricerche), il Politecnico di Milano e l’Università di Varese, che protegge le colture biologiche dalla contaminazione degli erbicidi delle coltivazioni vicine, capace di bonificarne i terreni e, non solo resistente al glifosade, il più diffuso tra gli erbicidi, ma anche in grado di degradarlo ripulendo la terra grazie all’enzima glicina ossidasi sviluppato dai ricercatori da un enzima del batterio Bacillus subtilis, da oggi gli agricoltori potranno contare su una grossa novità che sta per arrivare nel campo delle coltivazioni agricole: un’App che li aiuterà nella semina e nel controllo dei terreni.

L’applicazione in questione proviene dagli Stati Uniti e diventerà un alleato hi-tech dei contadini. Essa permette di controllare la semina dei terreni in tempo reale e  darà suggerimenti su come contrastare le malattie delle piante consentendo un minore uso di pesticidi.

Questa scoperta è il risultato di una ricerca fatta in collaborazione tra il Cnr di Torino e l’Università della Pennsylvania. Per l’Italia è un vero successo, considerando che sono stati gli USA a contattare l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) di Torino, che ha raccolto una mole incredibile di dati in 20 anni di ricerche, un archivio vero e proprio, unico nel mondo, con tanto di dati statistici che hanno consentito di ultimare il prototipo da parte degli americani.

L’applicazione ha la capacità di sovrapporre i dati meteo e la posizione geografica con le informazioni relative alla crescita delle piante e sulla presenza eventuale di parassiti, con lo scopo di prevedere pe infestazioni che potrebbero essere fatali per le coltivazioni nei campi. Il tutto ricavato grazie alla contemporanea rilevazione della temperatura e di altri parametri, come l’umidità dell’aria e la qualità del terreno.

Grazie a questa applicazione i professionisti dell’agricoltura saranno in grado di conoscere con un certo margine di anticipo, il rischio di possibili attacchi alle piante, compresi i cambiamenti climatici, attraverso la ricezione di mappe relative ai terreni da loro coltivati.

Il ricercatore Piero Caciagli spiega che “il progressivo inserimento di dati da parte degli utenti permetterà di condividere informazioni sulla diffusione delle malattie, sugli andamenti stagionali e sulle migliori strategie di difesa. Questa è una App che sicuramente affiancherà le decisioni quotidiane degli agricoltori, da quando seminare a come trattare le piante. Una sorta di esperto sempre sul campo”

 Insomma, l’agricoltore 2.0 ha messo via l’aratro e grazie all’aiuto della tecnologia è in grado di aumentare la produttività dei terreni e dare vita ad un’agricoltura eco-sostenibile consentendo, non solo un risparmio di energia e di acqua, ma anche il recupero dei prodotti locali e la loro eccellenza, riuscendo anche a trarne profitto.

Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti, associazione che conta 1.5 milioni di agricoltori, spiega che «la situazione non è così semplice, perché se si investe in innovazione bisogna poi trovare i canali distributivi adeguati che impongono barriere elevate in fatto di quantità richieste».

 La fondazione del gruppo Ecor, da parte di Fabio Brescacin, tenta di costruire un collegamento tra i piccoli produttori “hi tech” e la distribuzione organizzata, grazie all’acquisto della catena di supermercati “Naturasì” che sta dando una mano a centinaia di produttori. Infatti nel settore delle colture biotecnologiche si vedono consumi in crescita nonostante un calo degli acquisti alimentari.

 Brescacin è sempre alla continua ricerca di terra da acquisire, poiché ogni giorno si perdono circa 200 campi di calcio di terra coltivabile, a causa degli ampliamenti delle città, delle infrastrutture e a causa dell’abbandono dei campi. Il fondatore della Ecor afferma che “dopo sette anni di lavoro e quattro milioni di investimenti , adesso si comincia a guadagnare. Il fattore chiave è stata la relazione tra produzione e distribuzione con un riconoscimento agli agricoltori di un giusto prezzo”.

Anche Renzo Rosso della Diesel e il consulente Giorgio Rossi Cairo, entrambi entrati da pochi mesi a far parte del capitale di EcorNaturasì, sono convinti che il  binomio innovazione-terra sia vincente. Infatti Renzo Rosso da anni cura la sua “Diesel farm”. Mentre Cairo, il fondatore di “Value partners”, è titolare dell’azienda agricola biodinamica “La Raia” di Novi Ligure, conosciuta per la produzione del vino Gavi Docg. Cairo spiega che si priò trasferire tecnologia alla campagna: “La chiave è puntare sulla biodiversità e la certificazione della qualità. Non possiamo competere a livello mondiale con i grandi volumi bensì puntare alle specificità. Così si avrà non solo un ritorno economico, ma contribuiremo alla promozione del territorio”. 

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