L’ente regolatore CAC in Cina ha avviato indagini contro moltissime aziende come ByteDance, LinkedIn e Microsoft. Ecco il motivo
Una vera e propria mossa mirata a diverse applicazioni tra le più popolari sul mercato. La Cina fa sul serio e, col suo ente regolatore CAC, ha deciso di avviare indagini contro moltissime aziende che da anni operano nel settore e registrano numeri da capogiro. Nello specifico, la Cyberspace Administration of China avrebbe preso di mira alcune società coinvolte nella raccolta e nell’uso non autorizzati dei dati personali degli utenti.
Stando a quanto si legge da moltissimi dei media locali, ad essere coinvolte ci sarebbero anche applicazioni molto utilizzate come TikTok, LinkedIn, Kuaishou, Bing di Microsoft e Kugou. La conferma è arrivata dal regolatore stesso che, con una dichiarazione pubblicata su WeChat, ha affermato di aver ricevuto numerosi reclami da parte degli utenti.
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Sono 105 le app ad esser state prese di mira dal Cyberspace Administration of China, l’ente regolatore che si occupa di verificare il rispetto delle leggi da parte delle applicazioni presenti sul mercato. Stando a quanto dichiarato, gli sviluppatori sono ora tenuti a porre rimedio alle violazione delle leggi sulla privacy esistenti entro 15 giorni. Inoltre, continueranno nei prossimi giorni ad essere esaminati i software mobile. Un possibile giro di vite che punta a salvaguardare gli utenti del web e soprattutto i loro dati che finiscono in pasto alle aziende.
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C’è un punto cruciale che sta facendo discutere: i fornitori di app sono ritenuti responsabili della raccolta di dati eccessivi degli utenti non correlati ai servizi principali del software in questione. Ora i programmatori dei suddetti software saranno obbligati a fornire un consenso su come vengono utilizzati i dati, il tutto grazie ad una serie di nuove disposizioni.
Solamente poche settimane fa, anche Alibaba e Tencent sono state pesantemente multate dal CAC cinese. L’obiettivo è quello di rafforzare la fiducia degli utenti nel sistema, così da assicurare che le app per mobile non traggano vantaggi dall’ottenimento dei dati.
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