ChatGPT sta entrando nella vita di tutti i giorni e le conversazioni che tanti intrattengono con l’AI diventano sempre più personali. Attenti se provate a chiedere questi consigli.
Sembra che ormai il futuro sia sempre più strettamente legato alla presenza dell’intelligenza artificiale. Ci sono chatbot ovunque e tutti i principali siti web e servizi vengono ora accompagnati da una IA che dovrebbe aiutare gli utenti rispondendo alle loro domande. È chiaro però che il grosso lo fanno proprio i chatbot come ChatGPT e Gemini.
Chatbot che possono essere utilizzati per rispondere a tutti i quesiti e le domande e che sempre più persone utilizzano, tante volte anche al posto di consulenti esperti come per esempio psicologi e avvocati.
Ma anche se probabilmente è soddisfatto del fatto che ci siano molte persone che si affidano alla sua intelligenza artificiale, il CEO di OpenAI ha dovuto ricordare a tutti una verità che dovrebbe far accendere la proverbiale lampadina sulla reale portata e sulla reale utilità delle chiacchiere con ChatGPT o con qualunque altra intelligenza artificiale.
Perché le tue chiacchierate con GPT possono metterti in pericolo?
Le intelligenze artificiali sono a portata di mano. Le principali esistono per esempio sia come siti web sia come app e alcune sono ormai anche installate direttamente all’interno dei device. Questa invasione totale da una parte è positiva per chi l’intelligenza artificiale la produce perché ovviamente più sono facili da raggiungere più le persone saranno curiose e invogliate a utilizzarle, ma dall’altra ci sono tutta una serie di problematiche che andrebbero affrontate prima di pensare di chiedere a un’intelligenza artificiale di rispondere ad alcune domande.
In una recente intervista, per esempio, il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha dovuto ricordare a tutti come funzionano in realtà i chatbot. Quello su cui si è concentrato Altman è la novità che riguarda i consigli potenzialmente psicologici o legali che, dato il materiale su cui l’IA è stata addestrata, possono essere prodotti.
E se non sentite che l’idea di affidarsi a una slot machine per risolvere i propri problemi esistenziali o per avere consigli legali sia una pessima idea, forse vi ricrederete quando leggerete le parole che Altman ha pronunciato: le conversazioni con i chatbot non hanno nessuna protezione come quelle che invece possiedono le consulenze mediche, psicologiche, legali con professionisti in carne e ossa.
Non c’è quindi il cosiddetto segreto professionale né per le società che producono i chatbot né tantomeno per i chatbot stessi. Forse un domani ci sarà una protezione, ma per ora occorre ricordare che non c’è. Altre notizie per ChatGPT riguardano la prossima versione.
Se quindi pensate di chiedere aiuto a ChatGPT per le vostre questioni più intime, il consiglio è quello di evitare per ora chiacchiere che potrebbero risultare compromettenti. In generale, il consiglio sarebbe quello di limitare il più possibile di condividere esperienze e dati con questi sistemi proprio perché non ci sono tutele di alcun tipo.