Buone notizie sul fronte buste paga: nel 2026 si assisterà ad un aumento degli stipendi. Ecco di quanto.
Ci sono diverse novità positive per quanto riguarda le buste paga del 2026. Infatti, molti lavoratori si troveranno dinnanzi ad un aumento di stipendio. Dopo tanta incertezza pare che sia quindi definitiva la misura con cui si ridurrà il cuneo fiscale, cioè la differenza tra lo stipendio lordo e quello netto.
A differenza degli anni scorsi, il taglio del cuneo fiscale è ora già previsto e non sarà quindi necessaria una nuova approvazione, anche se non si escludono eventuali correttivi. Ma le novità non finiscono qua: una nuova riforma dovrebbe interessare le aliquote Irpef, andando a ridurre ulteriormente la pressione fiscale. Inoltre, dovrebbe essere introdotta una norma sulla trasparenza salariale, favorendo gli aumenti nelle aziende dove ci sono disparità nei trattamenti fra colleghi.
Aumento degli stipendi in busta paga nel 2026: le novità
Nel 2025 si è passati da uno sgravio sui contributi a carico del lavoratore ad un beneficio fiscale che si traduce in un trattamento integrativo per i redditi fino a 20.000 euro e in un aumento delle detrazioni per lavoro dipendente fino alla soglia dei 40.000 euro.

Nel dettaglio, per i lavoratori con redditi fino a 20.000 euro lordi annui, viene riconosciuto un trattamento integrativo calcolato in misura percentuale a seconda dell’importo di riferimento:
- 7,1%, se il reddito di lavoro dipendente non è superiore a 8.500 euro
- 5,3%, se il reddito di lavoro dipendente è superiore a 8.500 euro ma non a 15.000 euro
- 4,8%, se il reddito di lavoro dipendente è superiore a 15.000 euro.
Per i redditi compresi tra 20.001 e 40.000 euro, invece, è prevista una maggiorazione della detrazione per lavoro dipendente. Questa detrazione è di 1.000 euro annui per i redditi fino a 32.000 euro e a salire si riduce progressivamente fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40.000 euro. Il calcolo per la fascia che va da 32.001 a 40.000 euro segue questa formula: 950 euro * [(95.000 – reddito complessivo)] / 95.000 euro.
Questo vuol dire che per ogni 1.000 euro oltre i 32.000, il beneficio si riduce di 125 euro, fino ad arrivare a zero al raggiungimento dei 40.000 euro. Queste regole sono state confermate anche per il 2026. Come anticipato, il Governo starebbe anche lavorando ad una nuova riforma fiscale che potrebbe portare a un taglio dell’Irpef, aumentando così ulteriormente il netto in busta paga a parità di lordo.
A beneficiare dei maggiori vantaggi sarebbe il ceto medio poiché ci si concentrerà sul secondo scaglione, ossia quello che comprende la fascia di reddito tra 28.000 e 50.000 euro, dove oggi si applica un’aliquota del 35% (ma si pensa di abbassarla al 33%). Il risparmio si tradurrebbe nel 2% in meno sulla parte di reddito compresa tra 28.000 e 50.000 euro (o 60.000 se si deciderà di estendere la soglia).
Questa misura riguarderà lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, e garantirebbe un beneficio massimo di 640 euro annui (circa 49 euro al mese).
Più trasparenza per i lavoratori per quanto riguarda gli stipendi
A partire da giugno 2026, con l’entrata in vigore della direttiva UE 2023/970 sulla trasparenza salariale, i lavoratori avranno nuovi strumenti per conoscere e contestare eventuali disparità retributive.

La direttiva impone infatti ai datori di lavoro l’obbligo di fornire informazioni sullo stipendio medio per mansioni equivalenti, distinguendo per genere, e di motivare ogni scostamento superiore al 5%, pena l’apertura di una procedura di valutazione congiunta.
Viene inoltre abolito il segreto salariale, e i lavoratori potranno conoscere l’inquadramento retributivo sin dal colloquio o su richiesta scritta nel corso del rapporto di lavoro. Il lavoratore avrà quindi più trasparenza e per l’azienda dovrà giustificare eventuali trattamenti economici discriminatori.