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Non solo cellulari

Apple e Google condividono dati anche quando non usiamo gli smartphone

Published by
Antonino Gallo

Privacy, questa parola oramai sconosciuta. Non do dovrebbe usare più smartphone, ma nel terzo millennio è assolutamente impossibile. Secondo un nuovo studio accademico, infatti, sia i dispositivi iPhone sia gli Android condividono i dati, rispettivamente, con Apple e Google, in media ogni 4 minuti e mezzo. Addirittura con dati inviati anche quando gli smartphone sono inattivi, in tasca, o in borsa.

Apple (Adobe Stock)

La ricerca del Trinity College di Dublino ha sollevato, dunque, ulteriori preoccupazioni sulla privacy degli smartphone già messa a dura prova dalla politica di tante app (vedi whatsapp, per citare un esempio). Il report è convinto che c’era poca differenza tra Apple e Google, quando si tratta di raccogliere determinati dati. Tanto diversi, in soldoni, tutti uguali.

Perché Apple e Google raccolgono dati anche quando di usano gli smartphone solo per le chiamate?

Google (Adobe Stock)

Lo studio, pubblicato dal Prof. Doug Leith presso il Trinity’s Connect Center, ha affermato che gli iPhone non offrivano maggiore privacy rispetto ai dispositivi Google. Tuttavia, il report ha rilevato che gli smartphone Android hanno raccolto e trasmesso a Google “un volume notevolmente maggiore di dati del cellulare rispetto ad Apple” con 1 MB di dati inviati dai telefoni Google Pixel inattivi ogni 12 ore, rispetto ai 52 KB inviati dall’iPhone.

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Tra i dati potenzialmente rinviati dagli smartphone telefoni c’era l’inserimento di una SIM e dettagli del cellulare: dal numero di serie dell’hardware, all’IMEI, passando all’indirizzo MAC Wifi e perfino al numero di telefono.

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“Penso che la maggior parte delle persone accetti che Apple e Google debbano raccogliere dati dai nostri telefoni per fornire servizi come iCloud o Google Drive”. Il Professor Leith continua.

“E molto più difficile capire perché Apple e Google hanno bisogno di raccogliere dati anche quando usiamo semplicemente i nostri telefoni come tali, per effettuare e ricevere chiamate e nient’altro“.

La ricerca, dunque, allarga maggiormente il problema privacy, evidenziando alcune importanti preoccupazioni sulla raccolta di tali dati e rilevando che i dati del dispositivo potrebbero essere collegati ad altre fonti di dati, inclusa la navigazione web e gli acquisti.

Google ha replicato così alla ricerca pubblicata dal Prof Doug Leith presso il Trinity’s Connect Center. “Questo rapporto descrive in dettaglio quelle comunicazioni, che aiutano a garantire che il software iOS o Android sia aggiornato, i servizi funzionino come previsto e che il telefono sia sicuro e funzioni in modo efficiente”. Silenzi, invece, da parte di Apple. Silenzi assordanti che fanno rumore.

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Antonino Gallo

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