Uno dei metalli più preziosi del mondo è l’oro e siamo portati a credere che si trovi solo in miniera o nei fiumi ma in realtà è a due passi da te: nei vecchi PC e telefoni. Perché?
Tutti i dispositivi elettronici sono al loro interno composti da parti diverse e a loro volta queste parti sono un mix di elementi di partenza vari e variegati che vengono scelti per le loro proprietà fisiche eccellenti. Uno dei metalli che sono utilizzati per esempio all’interno dei circuiti stampati perché è un ottimo conduttore e resiste molto di più se confrontato con altri metalli è proprio l’oro. Un metallo che però chiaramente è estremamente raro in natura.
Per questo motivo, gruppi di scienziati di tutto il mondo si stanno applicando per trovare sistemi che consentano di estrarre l’oro presente nei circuiti stampati dei vecchi prodotti tecnologici per poterlo poi riutilizzare nei nuovi circuiti. Ma finora i sistemi utilizzati sono risultati sempre purtroppo estremamente impattanti sull’ambiente. Una nuova scoperta potrebbe cambiare le cose.
Come accennavo prima, ogni oggetto tecnologico che possiedi probabilmente al suo interno ha un circuito stampato e una serie di connettori microscopici. Parte di questi circuiti e gli elementi nevralgici dei connettori sono realizzati in oro. Ovviamente, data la dimensione dei circuiti stampati, la quantità effettiva di oro per ogni singolo dispositivo è minima.
Ma immagina quanto se ne potrebbe ricavare per esempio da tutti gli smartphone che ogni giorno vengono sostituiti in tutto il mondo, e quanto se ne potrebbe ricavare dai circuiti dei PC che vengono eliminati perché obsoleti.
Questo metallo prezioso viene già riciclato in maniera efficiente, ma la mistura che consente di recuperare l’oro è estremamente nociva per l’ambiente: cianuro e mercurio. Per questo motivo è estremamente interessante quello che hanno scoperto i ricercatori della Facoltà di Scienze e Ingegneria della Flinders University, Australia Meridionale. L’idea prende altri elementi meno nocivi che sono in grado di eseguire lo stesso lavoro del cianuro e del mercurio.
Utilizzando acido tricloroisocianurico e un derivato dello zolfo, i ricercatori sono riusciti a estrarre l’oro sfruttando un prodotto che è utilizzato comunemente come igienizzante e come sbiancante, mescolato ad acqua salata. Attraverso un processo che si chiama lisciviazione (ovvero un processo per cui un solido si trasforma in un liquido), gli scienziati sono riusciti a ottenere l’oro in una forma liquida.
Utilizzando poi il derivato dello zolfo come una sorta di “spugna solidificante”, hanno recuperato l’oro all’interno della soluzione e con il processo tradizionale della fusione si sono poi ottenuti dei piccoli lingotti che possono tranquillamente essere fusi per costruire altri circuiti stampati.
Per ora si tratta solo di un esperimento, ma l’utilizzo di materiali diversi e meno inquinanti può essere un’ottima strada per rendere un po’ più sostenibile la produzione dei componenti tecnologici che di certo non rallenterà.
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